VIII.01 - IL GOLEM

Scritto da: FranzJoseph
Spoiler per: tutta la stagione VII di BtVS
Rating: per tutti
Timeline: un anno e mezzo dopo “Chosen”; settembre 2005
Summary: Dove si assiste a svariate telefonate, a Kennedy e Xander che cacciano un Golem e incontrano una strega, a qualcuno che trama nell'ombra mandando doni e alla vita poco eccitante delle sorelle Summers
Commenti: se volete scrivetemi a franzjoseph1@supereva.it
Note: un ringraziamento particolare a Rogiari, senza la quale non avrei avuto la voglia di rimettermi a scrivere fan-fiction. Insomma, una parte della colpa è sua J
Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME, la UPN e la Fox. L'autore scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

PROLOGO
Dal ritorno di una dura giornata di lavoro chiunque non desidera altro che farsi una bella doccia, cenare e buttarsi su qualche morbido letto o divano (magari non in quest’ordine), e Xander non faceva eccezione. Dopo quello che le autorità avevano classificato come rovinoso terremoto (leggasi chiusura della Bocca dell’Inferno, almeno per gli “addetti ai lavori” come Cacciatrici, streghe e affini) la febbre edilizia a Sunnydale era scoppiata alta e violenta: c’erano alcune miglia quadrate di costa californiana da sgomberare di detriti e ricostruire, per non parlare dei pressoché infiniti interventi per rendere agibili di nuovo le abitazioni solo parzialmente distrutte. In breve in quella parte di costa del Pacifico c’erano più cantieri, speculatori e muratori che a Berlino: una pacchia per Xander che nell’ultimo anno non aveva quasi smesso di lavorare, tirando su un bel gruzzolo e accumulando una stanchezza tale da ripromettersi, quando tutta Sunnydale sarebbe stata ricostruita, di prendersi un anno d’ozio totale.
In verità da un paio di mesi l’attività sembrava in calo e meno agenzie e costruttori si interessavano alle proprietà locali, facendone calare i prezzi, ma questo, almeno per lui, non era tanto male: gli permetteva di unire un po’ di riposo in più godendosi il suo appartamentino, scampato al “terremoto”, che divideva che una giovane, decisa e bella ragazza.
Mentre stava sdraiato sul divano, le scarpe gettate per terra tra indumenti e vestiti abbandonati al loro destino (una mano femminile che li raccogliesse) pensava … no, non pensava assolutamente a nulla guardando con occhio spento una partita di football alla televisione: era troppo stanco anche per fare questo.
La sua compagna di casa si affacciò nel salotto: indossava un pigiamino corto verde malva con dei piccoli micetti gialli (era un regalo di Willow, e solo per questo lo indossava) e con una mano teneva uno spazzolino. Lasciò scorrere lo sguardo su quell’intrico di camicie e calzoni di cotone, da cui come mani spuntavano anche tre calzini, e con soddisfazione pensò che nella sua parte di appartamento queste brutture non si verificavano mai. Stava per dirgli qualcosa quando il telefono squillò.
A Sunnydale per la seconda volta in sei anni era stato ricostruito il Liceo, visto che il precedente, trovandosi proprio sopra l’epicentro del “terremoto” era stato sminuzzato fino a renderlo solo polvere. Xander anche questa volta aveva partecipato alla riedificazione e, dal primo momento in cui aveva visto il progetto, non aveva mai potuto impedirsi di provare un leggero senso di stordimento nell’osservarlo: era la copia esatta del Liceo che lui aveva frequentato e che sei anni prima aveva contribuito a fare saltare in aria all’Ascensione del Sindaco. Gli stessi gradini davanti all’ingresso, la stessa palestra, la stessa biblioteca: certo, cambiavano i serramenti e le rifiniture ma per il resto ogni spazio era identico e camminarci di giorno, pur tra le incombenze del lavoro, gli riportava alla mente quando lui con Buffy, Giles, Willow, Oz e Cordelia (ma anche Angel, Spike e Drusilla) avevano a che fare con vampiri e demoni.
Ora invece Oz e il suo gruppo pare facessero furore sulla costa est, Giles era un inattivo ex Osservatore a Bath, Willow studiava fuori città tornando una volta al mese e Buffy lo aveva abbandonato per sempre: ricominciare una nuova vita, aveva detto, lontano da tutti i suoi brutti ricordi (e quelli belli, le avrebbe voluto chiedere Xander?) e da un’ex Bocca dell’Inferno. Così si era trasferita con Dawn, pur tenendo la casa qui che avevano usato un po’ d’estate e quando tornavano per passare le feste assieme: quanto le mancavano.
Cose molto simili, mentre Xander si riposava sul suo divano, pensava Giles davanti al risorto Liceo di Sunnydale. Anche per lui la prima sensazione fu di stordimento nel vedere quell’edificio, ma subito passò e pensò a chi aveva voluto fosse ricostruito identico: si domandò se era uno dei suoi strani sfoggi di ironia oppure se era solo un gesto plateale per mostrare quante cose potesse. Avrebbe voluto entrarci per vedere se anche dentro era identico e cosa c’era sopra la Bocca dell’Inferno (la biblioteca ? possibile?) ma a quell’ora, ovviamente, era tutto chiuso: pazienza, il giorno dopo andando da Wood avrebbe fatto un giro panoramico.
La tristezza lo stava invadendo e i ricordi lo assalivano, dal primo giorno in cui chiese a Buffy se non voleva libri sui vampiri alla loro fuga in pullman, eppure più che nostalgia provava un diffuso senso di inquietudine per il suo futuro: probabilmente, anzi, sicuramente sarebbe venuto fuori il più grosso segreto che aveva mai nascosto, senza contare che qualcosa di sinistro ancora una volta si stava avvicinando loro, e lui non sapeva proprio cosa fosse. Il telefonino gli squillò.

Lontano nello spazio, ma proprio in quelle stesse ore (che per una questione di fuso orario erano però diverse), per le strade di una città ancora troppo estranea benché ci vivesse da un anno, Buffy correva indiavolata sulla sua bicicletta e ciò la faceva ansimare in modo poco poetico, poco femminile e poco decoroso: Cacciatrice o no, se uno non si mantiene in allenamento poi il fisico ne risente e da quando si era trasferita aveva incontrato così pochi vampiri e demoni che non le pareva vero. Si doveva ancora abituare a vivere in una normale città in cui la presenza di elementi demoniaci era estremamente più bassa che in prossimità di una Bocca dell’Inferno, e doveva anche imparare a parcheggiare meglio, così da non lasciare tanto spesso la macchina dal carrozziere.
Era in ritardo in un modo così plateale che nessuna scusa avrebbe tenuto e quindi era già pronta e rassegnata alla serie di lagnanze della sorella, che da qualche tempo non perdeva occasione per punzecchiarla: probabilmente era suscettibile perché non riusciva a trovare nessun ragazzo interessante, concluse Buffy senza dare troppo peso alle ubbie di Dawn. In ogni caso c’era una cosa ancora più importante da decidere, quando sarebbe rientrata e dopo i rimproveri: cosa cucinare per cena perché lei si era anche scordata di fare la spesa. Senza dubbio riusciva meglio come Cacciatrice che come massaia, per non parlare di figura – guida – nella – vita – della - sorella: era un disastro, lo era sempre stato ma ancora non si era preparata ad esserlo per sempre.

Negli ampi territori degli Stati Uniti qualcun altro rifletteva su Dawn, ma da un punto di vista assai diverso, giacché l’unica volta che le aveva parlato personalmente era stato, tre anni prima, chiedendole dov’era la cassiera del negozio, riferendosi ad Anya nel Magic Shop. Piacevolmente abbandonato nella sua poltrona Frau, appena caricata la lunga pipa con la mistura preferita di tabacco, lasciava scaldare il cognac tramite il calore della mano che reggeva il calice e guardando il camino, in cui non scoppiettava alcun fuoco perché non era stagione, rifletteva su quella ragazza in termini di energia mistica, reagenti magici e conservazione del potere, spaziando dalla psicologia (nel senso di studio dell’anima, chè quel viennese di Freud non l’aveva mai convinto) alla negromanzia, sempre conscio dei limiti teologici fissati dal Concilio Tridentino. Ella era al sicuro, per ora, ma al più presto doveva trovarsi nella sua magione a completa disposizione delle prove che avrebbe dovuto subire: sarebbe stata dura per lui, ma si doveva fare forza e non lasciare passare altro tempo, sempre che il Consiglio degli Osservatori, anzi, il Novus Ordo Inspicientium non lo costringesse a dedicargli più tempo di quanto non avesse già stimato necessario per sistemarlo a dovere. In primo luogo, intanto, doveva fare una telefonata.

ATTO I
Il telefono era sotto una camicia a quadrettoni gialli e blu, incredibilmente vicino al divano: Xander non si dovette slungare poi molto per afferrare la cornetta e rispondere, vagamente stupito per l’ora. “Pronto, chi è ?” “Lei è Alexander LaVelle Harris, giusto ?” e subito lo stupore invase Xander, giacché oltreché Willow, per quanto ne sapeva, nessuno conosceva interamente il suo nome (i suoi genitori probabilmente se ne erano dimenticati da tempo) e quella voce maschile dalla pronuncia un po’ strascicata non era decisamente Will. “Sì, sono io. Lei chi è e come conosce tutto il mio nome ?” “Oh, mio caro, non si immagina neppure quante cose so del più abile carpentiere di Sunnydale e del più valoroso sostegno della Cacciatrice. E ovviamente non mi riferisco alla gentile colombella con cui vive.” Bene, adesso Xander non sapeva proprio cosa dire, la conversazione aveva preso una piega inaspettata e, come per aver conforto, si girò a guardare Kennedy, che in piedi lo guardava curiosa di sapere con chi parlasse. “Ma avremo tempo per fare conversazione, ora c’è bisogno di voi: un grosso ed urlante demone si aggira terribile per le strade della vostra graziosa città in ristrutturazione globale.” “Scusi, come ? Un demone ? E lei chi è ?”
A Kennedy si drizzarono i capelli in testa: la caccia finalmente. Ma chi era al telefono, chi li avvisava ? Xander si girò verso di lei, con ancora la cornetta in mano da cui proveniva l’inconfondibile suono che testimoniava l’assenza di un interlocutore all’altro capo e con tono incolore e distante le disse “C’è un grosso demone, mi ha dato l’indirizzo di dove adesso sta agendo. E non mi ha detto chi è.”

Altri problemi a casa Summers: a Buffy bastò entrare in casa per palpare l’ostilità della sorella, contrariata dal ritardo. “Hai vinto una crociera in Giappone, ci sei stata e ne sei appena tornata, presumo.” La voce, acida come il solito, proveniva dalla cucina: affacciandosi sulla porta vide Dawn in piedi davanti il bancone di lavoro con una grossa bistecchiera in mano e uno sguardo affilato negli occhi.
“Ho incontrato il Primo Male, sai, era da tanto che non ci vedevamo e così abbiamo preso un caffè assieme.” le disse sperando di stemperarla con una battuta. “Che è una scusa più credibile di “ho perso tempo perché non sapevo fotocopiare i fogli rimpicciolendoli”.” “Ma era vero !” protestò Buffy “E allora non dirlo in giro: sventi sei o sette apocalissi e poi ti fai mettere sotto da una fotocopiatrice.” e detto questo mise la bistecchiera sul pianale e si diresse al frigo. “Ma un paio di volte ci sono morta.” mugugnò a bassa voce Buffy, domandandosi cosa Dawn volesse cucinare ma non avendo coraggio di chiederglielo perché si sentiva in colpa per non aver fatto la spesa.
“E siccome io ho fatto la spesa tu dovresti essere costretta a mangiare quello che hai comperato, cioè niente. Ma oggi sarò clemente con te perché sono di buon umore.” le disse Dawn estraendo un paio di bistecche dal frigorifero e sbattendole sul pianale; Buffy pensò che se quello era il suo buonumore non si voleva immaginare quello cattivo, ma tenne per sé l’osservazione e le chiese qual era il motivo. “Hanno telefonato Ronda e Willow.”

Rispondendo Giles riconobbe subito la voce e un leggero senso di timore misto ad ansia lo assalì. “Buonasera Giles, mi fa piacere sia già a Sunnydale.” Lo detestava, Giles lo detestava con tutto il suo cuore inglese. “Immagino sarebbe sciocco chiederle come fa a sapere che sono già qui.” “Esattamente: sappia che sono ben informato e amo molto la puntualità nei miei collaboratori.” “Mi ha promosso collaboratore ? Cielo come sono gratificato.” Almeno del sarcasmo glielo avrebbe concesso ? “Ne sono lieto, ma si intende che ciò non implica la sospensione da eventuali torture qualora le ritenga necessarie. Ma mi dica, ha già visto il suo nuovo luogo di lavoro ? Sono curioso di sapere che ne pensa” “Familiare, in definitiva mi pare molto familiare: si sente il suo acuto senso dell’assurdo.” e dicendo questo pensava che era un pericoloso isterico con smanie di grandezza. “Mi fa piacere apprezzi il mio … gusto in fatto di architettura. Se domani sera è libero, cosa probabile, che ne direbbe di cenare da me ? Ho una sorpresina da mostrarle. Penso la gradirà. Le piace il salmone ?” Oh cielo come lo detestava, l’unica cosa buona era che non viaggiava mai senza un’adeguata copertura culinaria, e a Giles il salmone piaceva.

Kennedy, tutta eccitata per la caccia, si stava cambiando per uscire accompagnata in sottofondo dalla litania di recriminazioni di Xander, che spaziavano dallo sdegno per essere diventato un accalappiacani di demoni, ché gli telefonavano addirittura a casa per farglieli cacciare, al diffuso timore per il misterioso interlocutore che parlando aveva dato mostra di sapere fin troppo, dalla bellezza dell’anno appena passato senza quasi demoni e pochissimi vampiri al senso di insicurezza che questa caccia gli ispirava: sembrava così tanto una trappola e loro stavano per cacciarvisi dentro.
Brontolava tutto ciò prima davanti al telefono, poi seguendo Kennedy tra la sua stanza e il bagno (ma perché si truccava quando usciva per le ronde ?) e infine indossando qualcosa di comodo. Probabilmente avrebbe continuato anche mentre sceglieva le armi per loro due ma le sue recriminazioni si dovettero interrompere davanti alla terribile evidenza che non si ricordava più dove aveva messo il baule che le conteneva: probabilmente Willow lo aveva spostato l’ultima volta che era tornata e si era scordata di dirgli la nuova posizione.
Un baule non è cosa piccola eppure, contro ogni senso comune, in casa non si trovava, né negli armadi e neppure nel doppiofondo di una parete, fatto apposta da Xander: iniziava a temere Willow lo avesse trasportato in qualche altra dimensione e si fosse scordata di dirgli come rimaterializzarlo: Kennedy, tutta agitata perché si stava facendo tardi, lo cercava con lui sorbendosi il terribile sermone di “Ho una bella casa, non c’è più la Bocca dell’Inferno, lavoro molto, Spike è lontano, sto diventando ricco, i vampiri sono quasi un ricordo”. Il telefonò squillò di nuovo ma fu Kennedy ad afferrare per prima la cornetta.

“E cosa volevano ?” domandò appena preoccupata Buffy: si era mantenuta in contatto con tutte le aspiranti … anzi, neo – Cacciatrici con cui aveva lavorato contro Caleb ed erano d’accordo che lei avrebbe fatto loro quasi da Osservatrice: per ogni evenienza, dubbio o suggerimento le telefonassero a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ma non doveva essere qualcosa di grave, sennò Dawn l’avrebbe chiamata al lavoro.
“Willow aveva voglia di fare due chiacchiere e di chiedermi se, alla mia età, un rapporto a distanza può funzionare: i suoi soliti ricorrenti dubbi.” Buffy alzò appena un sopracciglio: sapeva a memoria le preoccupazioni della sua amica, lei lontana a studiare e Kennedy che si invaghisce di un’altra. “A distanza è un po’ eccessivo, visto con che frequenza torna a Sunnydale.” si limitò a commentare.
“Ronda invece ha fatto uno strano incontro: un tizio l’ha bloccata dicendo di essere il suo nuovo Osservatore. Lei prima ha cercato di stenderlo, poi ci ha parlato. Le è sembrato sincero ma per prendere tempo ha detto che voleva lui le mostrasse delle credenziali e che comunque lei faceva capo a Buffy Summers e non aveva bisogno di un Osservatore.” Questa si che era una grossa novità: vuoi vedere che finalmente Giles e i pochi scampati all’esplosione erano riusciti a resuscitare il Consiglio degli Osservatori ? Con tutte quelle ragazze sparse per il mondo e bisognose di educazione ed allenamento ce ne era proprio bisogno.

Giles apprezzò la casettina che gli aveva scelto (aveva gusto, niente da dire): due piani, un piccolo e riparato giardino sul retro, una pratica veranda, una bella e grande stanza da adibire a studio e biblioteca (che prendeva metà del piano terra), una camera degli ospiti, delle tende graziose e una tappezzeria di suo gusto. Il giorno dopo sarebbero arrivati quasi tutti i mobili e i libri, ma quelli che per ora c’erano gli bastavano: seppur con rammarico doveva ammettere che si era prodigato perché la sua sistemazione a Sunnydale fosse estremamente confortevole, anche se, come suo solito, non faceva mai nulla di gentile senza aggiungerci una punta di sgradevolezza. “Voglio che la sua dimora sia accogliente, visto che immagino Buffy Anne spesso verrà a trovarla.”: di tutta la gentilezza impiegata nell’arredare Giles usufruiva solo per caso, di sponda, ma gli andava bene così.

ATTO II
“Pronto chi parla ?” “Ah, è lei. Che piacere ! Una delle miriadi di giovani ed inesperte Cacciatrici che una certa strega, nonché sua amante, ha sparpagliato per il globo terracqueo.” Kennedy sperava in cuor suo che al telefono ci fosse o Willow (per sentirla) o Buffy (per chiederle una veloce consulenza) o la misteriosa voce: era stata accontentata.
“Scusi, lei chi è ? E cosa intende dire con quel tono ?” Era bastato un niente per farla innervosire molto: quel figuro aveva un tono decisamente indisponente e saccente, e parlava di Willow in modo troppo sarcastico. “Io so chi sono e so che lei è, o almeno dovrebbe essere, una Cacciatrice. Ciò implica che cacci e quindi faccia quello che la Provvidenza l’ha destinata a fare. Perché lei e il signor Harris siete ancora in casa ? Vi devo mandare un valletto a vestirvi, calzarvi e aprirvi la porta ?” La conversazione aveva decisamente preso una piega inaspettata quanto sgradevole: quell’uomo non la convinceva affatto, probabilmente era una trappola, ed in più le stava già terribilmente antipatico.
“E magari vuoi che noi usciamo per farci la pelle ? Chi sei, qualche vampiro che si sente particolarmente intelligente o-” Lui la interruppe subito e in modo netto “Non mi pare lei sia così in confidenza con me da darmi liberamente del tu, anche se immagino questi siano gli usi barbarici di questo stato, primitivo e megalomane. Cosa crede, che se volesse ucciderla organizzerei una così complicata ? Per uccidere basta anche un colpo sparato male, come immagino la sua Willow saprà bene.”
Il tono di voce di ambedue era abbastanza alto da permettere a Xander ascoltare ogni parola, per cui ebbe la prontezza di strappare il ricevitore di mano a Kennedy prima che lei esplodesse in una serie di insulti apocalittici. “Ehi, ma come si permette di parlare così a … a una Cacciatrice ?” gli urlò contro “Oh, meno male che è intervenuto signor Harris: finalmente qualcuno di ragionevole. La colombella è terribilmente indisponente ! I flirt della strega hanno sempre qualcosa che non va: l’altra era dolce e intelligente, ma come si vestiva male !”
Xander rimase a bocca aperta e con gli occhi spalancati. “Senta, c’è un grosso e brutto demone, come le ho già detto, e per citare una frase molto americana ho creduto di fare il mio dovere di buon cittadino nell’avvisare l’autorità competente. Ora su, muovete i vostri corpi pieni di hamburger e uccidetelo.”
Ora erano decisamente perplessi e sconcertati, (Kennedy anche furibonda) e Xander non riusciva a pensare in modo lineare per il sottofondo di imprecazione da taverna che uscivano dalla bocca della ragazza all’indirizzo dell’anonimo maleducato. “Ehi, sei peggio di uno spogliatoio di football dopo una finale persa ! Comunque telefoniamo a Will e facciamoci dire dove sono le armi.” “Sei pazzo ? Io non mi muovo neppure per quello là. Anche se non è una trappola-” “Se non è una trappola allora c’è un demone ed è tuo dovere di Cacciatrice uccidere quel demone prima che diventi dannoso. Anche se chi ti ha avvisato è stato maleducato.”
Detto questo con tono più autorevole possibile prese il telefono e compose il numero di Willow, sperando fosse ancora sveglia. Ovviamente no, e dall’altro capo della cornetta la voce che rispose era così impastata di sonno da far sentire colpevole anche la persona con minor sensibilità a questo mondo: ma non era tempo per questi pensieri e Xander, inclemente verso l’amica, volle arrivare subito al dunque senza troppi preamboli. “Willow ciao, scusa per l’ora ma abbiamo un problema.” La ragazza era così addormentata che non recepì affatto il sottile senso di angoscia e ansia che scaturiva dal tono di voce di Xander e gli si rivolse sbadigliando “Chi … ah, sei tu Xander. Spero sia qualcosa di serio perché ho molto sonno … e potrei addormentarmi mentre parli.” “Caleb ha resuscitato Glory che ha rapito Dawn e il Maestro ha morso Kennedy. Le guida The First.”.
Willow impiegò alcuni secondi per comprendere la notizia, poi balzò seduta sul letto con il volto sconvolto: la cura da cavallo per farla uscire dalle dolci braccia di Morfeo aveva dato ottimi risultati, come si capì chiaramente dal suo urlo. “Non ti preoccupare, era solo una notizia falsa per svegliarti. Però è vero che qui in giro c’è un demone: pensa mi hanno telefonato per farmi intervenire, tipo accalappiacani.” Quello che uscì dalla bocca della strega fece pensare a Xander che forse frequentare Kennedy non aveva portato solo miglioramenti alla vita dell’amica. “Ehi Will moderati. E poi con quella bocca tu baci tua madre? In ogni caso non troviamo le armi, dove le hai messe ?” “Ora che non voglio più ucciderti per lo scherzetto spiegami cos’è successo.”
Xander, censurando le cose sgradevoli, le fece un breve riassunto della situazione sperando di fare in fretta, ma si dovette sorbire una lunga serie di raccomandazioni sulla sicurezza di Kennedy: come al solito per lei la ragazza era rimasta la piccola ed inesperta potenziale Cacciatrice che l’aveva sedotta, mentre da allora di acqua sotto i ponti ne era passata (era passata anche un’apocalisse in verità). Le armi, alla fine del sermone, seppe che erano nel finto condotto in bagno ma prima di chiudere la conversazione lui le dovette promettere che avrebbero dato un’occhiata al demone e se gli fosse parso un po’ pericoloso l’avrebbero ricontattata per una breve riunione telefonica sulle modalità da adottare: questo avrebbe fatto infuriare Kennedy, che tollerava molto poco le premure non richieste di Willow quando si trattava di caccia.

Buffy cercò di contattare telefonicamente e via fax Giles per avere notizie su un certo osservatore Ludwig Fraien von Altemberg, il presunto nome di colui che aveva contattato Ronda e di cui, a parte una presupposta ascendenza germanica, per ora non sapeva nulla e di cui, quand’anche le avesse avute, non avrebbe saputo neppure vagliare le referenze: non le risultava che il defunto Consiglio rilasciasse diplomi o patenti di Osservatore. L’unica speranza era che Giles lo conoscesse di nome o suggerisse un modo per scoprire quanto le sue credenziali fossero veritiere: peccato che al numero di Bath non rispondesse nessuno e lei non ne avesse nessun altro. In fondo però in Inghilterra in quello stesso momento era giorno quindi era probabile lui fosse fuori: l’indomani mattina presto (nel suo fuso orario USA) gli avrebbe telefonato e, se i suoi calcoli erano esatti, lo avrebbe trovato intento a cenare.

Nell’inconsulto fervore edilizio di Sunnydale, prima della crisi degli ultimi mesi (pare il governo stesse per dichiarare di nuovo la zona come sotto grave rischio sismico) la prima cosa ricostruita, oltre al municipio, erano stati i cimiteri: sembra in credibile ma da ogni dove eredi di mucchietti di ossa riposanti da decenni in quelle magnifiche cappelle (collegate magari alle fogne o a qualche tempio o sacrario maledetto) si erano ripresentati e avevano pagato per restauri, rifacimenti o riabbellimenti, a seconda delle condizioni in cui versavano. Così, mentre ancora a case con la vernice fresca si affiancavano ruderi bruciati e saccheggiati i dodici cimiteri sembravano come nuovi: avevano addirittura piantato alberi già robusti come se non avessero pazienza di aspettare nuove piante crescessero.
Dopo il comune e i cimiteri erano state ricostruite le principali e suntuose ville e resi di nuovo agibili – altra stranezza – i parchi, con alberi e giochi per bambini: pare che fosse un idea del governo dello stato per infondere gioia e voglia di far crescere una nuova generazione nella nuova Sunnydale. A Xander pareva una follia e aveva iniziato a sentirsi molto più a suo agio, in quella città di ruderi, cantieri e ricordi, quando avevano inaugurato il primo centro commerciale e i negozi nella Main Street.
In ogni caso uno di questi parchi adesso ospitava uno tra i più inconsulti demoni che Xander avesse mai visto con i suoi occhi (anche se, da un anno o poco più, si doveva dire “con il suo occhio”): una grossa figura che si aggira nell’ombra emettendo cupi brontolii e dalla luce di un lampione illuminata parzialmente, una pressappoco figura umana, benché sia alta circa tre metri e grigia, dalla fisionomia approssimativa e rozza, sbozzata senza cura dei particolari Occhi piccoli e incavati, zigomi grossi e puntuti, labbra tumide, grosse mani, in complesso tozzo e sgraziato, rivelava sulla fronte, stretta tra la forte arcata sopraccigliare e l’attaccamento di quelli che sembravano capelli, alcuni segni come incisi nella viva carne. Intorno a lui i giochi per bambini erano tutti svelti dai loro alloggi e buttati in giro, alcuni accartocciati mentre lui stava cercando di appallottolare, senza grossi sforzi, definitivamente uno scivolo.
Accoccolato ben nascosto tra le fronde di una siepe Xander, armato di spada, guardando la Cacciatrice al suo fianco le sussurrò “Non lo avevo mai visto. Eppure in demoni e mostri ho una conoscenza da fare invidia a Giles … beh, magari a lui no, ma quasi.” “Chissà perché infierisce sugli scivoli ?” “Immagino che da bimbo avesse delle difficoltà ad usarli.” Kennedy gli diede uno sguardo perplesso alzando un sopracciglio e ottenne in cambio un largo sorriso “Avevo dimenticato che durante una caccia servono delle battute sceme.” Era il momento per Xander di avvalersi di anni di pattugliamenti con Buffy.
“Per una caccia servono cinque cose: cappuccini, sigarette forti, whisky, battute ed armi. Sigarette e whisky per Spike … ma oramai non c’è più, come mi spiace: quelle non servono più.” “Trovati i demoni te li fai amici offrendogli da fumare, li fai ubriacare, li innervosisci con le battute, gli getti il cappuccino rovente negli occhi e poi li uccidi ?” “La prima cosa che Giles ha insegnato a Buffy e poi a me e Willow. A te no?”
La ragazza non potè rispondere perché il demone, smesso di accartocciare lo scivolo, si era girato verso di loro, mandando un sinistro grugnito e stava camminando nella loro direzione: il terreno tremava sotto i suoi passi e le braccia ciondolavano lungo quel corpo fatto con poca grazia. Vista la mal parata Xander uscì repentinamente brandendo lo spadone, mentre Kennedy puntò la balestra e scoccò subito la freccia, che si ruppe contro il petto del demone, senza che lui quasi se ne accorgesse. “Questo non era previsto.” mormorò la ragazza, mentre Xander capì che adesso doveva intervenire quello con più esperienza.
“Questa città è troppo piccola per noi due.” gli urlò lanciandoglisi contro arma in pugno: peccato che il fendente venisse fermato dalla mano del demone e che per il rinculo il prode giovane cadesse a terra. Kennedy nel frattempo aveva afferrato una sbarra di metallo per terra e gli si era lanciata contro, percuotendolo sul fianco e ottenendo solo che quello, grugnendo, gliela stappasse dalle mani lasciandola a bocca aperta a poco più di un metro di distanza. Ma una vera Cacciatrice ha sempre un’arma segreta: Kennedy estrasse dal giubbotto una macchina fotografica e gliela puntò contro urlando “Guarda qui brutto bestione!” il che fu sufficiente ad accecarlo col flash e dare a lei e a Xander il tempo per riflettere in separata sede sulle modalità d’attacco, cioè fuggire velocemente e pensare a qualcosa di efficace.

ATTO III
Si lanciarono in una fuga precipitosa e affannata mentre sentivano dietro di loro il rimbombare dell’asfalto sotto i grossi piedi della bestia demoniaca che, senza troppo affrettarsi, li rincorreva. Fu a Kennedy che venne in mente il modo migliore di seminarlo, dopo averlo già abbastanza distanziato: girare un angolo e buttarsi dietro le felci che ornavano una grossa villa quasi del tutto ricostruita. Il piano funzionò a meraviglia perchè il demone continuò a correre piano lungo la strada superandoli e senza accorgersi della loro manovra: fu solo quando il rumore dei suoi pesanti passi fu quasi del tutto smorzato dalla distanza che Xander ebbe il coraggio di tirare fuori la testa dal cespuglio e vide Kennedy già in piedi nella macchia di verde intenta a scrutare l’orizzonte.
“Se n’è andato. Non dev’essere molto intelligente.” “A cosa gli serve il cervello se ha il corpo duro come la pietra ?” Lei lo guardò soddisfatta per la sua osservazione “Allora non me lo sono sognata: quando l’ho colpito con la mazza ho avuto la sensazione di aver aggredito un grosso muro di mattoni.” “Un tizio solido insomma, su cui puoi fare affidamento. Comunque ottima idea quella di accecarlo col flash.” “Almeno sviluppo la foto e la mando a Willow per saper qualcosa di più.” “O hai impiantato una camera oscura sotto il tuo letto oppure era meglio prendessi la macchina digitale.” Kennedy non gradì affatto l’ironia, come in generale non gradiva qualcuno le facessero notare qualche marchionale errore commesso da lei (e ciò la portava spesso a discutere con la sua Willow): come suo solito avrebbe risposto in modo scortese se non fosse stato per la decina di grossi coltelli che comparsi dal nulla, vibrando a mezz’aria, veloci si erano disposti in cerchio intorno al piccolo felceto in cui si trovavano. Xander, senza parole, si guardò intorno cercando di capire la situazione e senza aver il coraggio di muovere solo un muscolo, rimanendo immobile proprio come Kennedy.
“Oh, la mia felce produce frutta a forma di testa di Xander Harris!” scherzò sorpresa una sensuale voce femminile dietro di loro: ambedue si girarono all’unisono e videro Amy, in camicia da notte e pantofoline, che li guardava divertita; Xander tirò un sospiro di sollievo, Kennedy fu assai meno felice.
“Dovreste stare attenti ad introdurvi nei giardini privati di notte: ci possono essere degli antifurti accesi.” “Solo una svitata come te poteva avere questo antifurto” fu la pronta risposta della giovane Cacciatrice, assai poco diplomatica e cortese nonostante la situazione. “Ehi, calmati e ricordati che ho io … il coltello dalla parte del manico.” disse ridendo la strega che, con un solo schiocco di dita, riportò i coltelli prima in una ordinata fila a mezz’aria e poi dritti filati dentro casa, presumibilmente nel loro cassetto. “Amy, non sai che bello rivederti.” le sospirò Xander che si era già visto trasformato in coltelliera. “Ho sentito dei grossi rumori in strada, poi è scattato l’antifurto: una giovane e sola ragazza in una grande casa si deve pur difendere, lo dice anche la Costituzione.”
“Non credo Jefferson contemplasse l’uso di coltelli magici. Comunque il rumore eravamo noi ed un demone che ci inseguiva.”
Xander aveva appena avuto quella che poteva essere una brillante idea, anche se un po’ rischiosa: quella ragazza era magari vendicativa, instabile e pericolosa ma di certo aveva delle conoscenze che potevano esser loro utili e quindi, senza consultare Kennedy che di certo non sarebbe stata d’accordo, andava ingaggiata per un veloce consulto sulla natura del bestione. “Oh Xander ma quando finirai di aiutare le Cacciatrici ? Avete distrutto una città, hai perso un occhio e la fidanzata: non ti sembra l’ora di pensionarti? Comunque … volete entrare ? Vi offro qualcosa e vi date una sistemata prima di continuare il safari.” Il “no” deciso e netto di Kennnedy fu oscurato dallo squillante “sì” di Xander, che ottenne così un sorriso dalla strega e uno sguardo omicida dalla Cacciatrice.
“Che miscela è questo caffè ? È delizioso.” Stavano in cucina, Xander e la padrona di casa seduti al tavolo, Kennedy in piedi appoggiata al muro e con lo sguardo duro ed ostile. “Oh, è un antico segreto. Tu sei sicura di non volerne un po’ ?” “Per quel che ne so potrebbe essere stregato e maledetto e tu potresti aver evocato quel demone per portarmi qua e continuare a vendicarti.” Amy rise di cuore, mostrando dei magnifici denti “Oh ragazzina sei proprio testarda. Non sono un demone della vendetta e poi lo dovresti sapere: se organizzo qualcosa è sicuramente più elegante di quella rozza trappola che hai descritto.” “Si dice cervellotica e folle, non elegante.”
Era il momento per Xander di intervenire, prima che la situazione degenerasse. “Il demone che ci ha inseguito non era affatto elegante: un grosso bestione tozzo che assomigliava per forma ad un uomo, ma fatto molto male. E di pietra.” Lei lo guardò divertita e Xander ebbe la sensazione che volesse flirtare, che non sarebbe neppure stato male: aveva un bel personalino a quanto poteva intravedere dalla camicia da notte.
“Oh, un grosso omone di pietra. E magari aveva qualche segno particolare.” “Tipo cicatrici, zoppia, strabismo ?” Lei sorrise divertita “No Xander, tipo una scritta in strani caratteri incisa sulla fronte.” Kennedy scattò veloce come un falco “Allora sei tu che l’hai creato, brutta str-” Amy si girò verso di lei con uno sguardo furibondo e iroso “Ehi, sentimi bene bimba. Come Cacciatrice devi fare proprio schifo se non sai neppure le cose basilari: per essere come Buffy oltre a menare le mani devi avere anche cervello e le nozioni di base. E ti mancano proprio, come l’educazione.” Xander si sentì morire: quel paragone era forse la cosa peggiore che lei volesse sentirsi dire e, se lui non avesse fatto subito qualcosa, la situazione sarebbe presto degenerata; le prese la mano ed Amy si girò verso di lui. “Lo conosci ?” “È un Golem Xander, solo un semplice Golem.” Vide nei suoi occhi il buio più assoluto e quindi si lasciò andare alla spiegazione. “Tu prendi della creta, ci modelli un essere umano e con una formula ed incidendogli sulla fronte una parola quello prende vita e diventa tuo servitore: tutti lo possono fare. La parola è ebraica, il primo Golem fu creato da un rabbino a Praga e per distruggerlo basta cancellare la prima lettera dalla sua fronte. Tutto qui.” Lui, deciso ad usare il suo fascino, prese ambedue le mani di lei tra le sue “Amy, mi hai risolto la serata.” “Che non è quello che di solito una ragazza vuole sentirsi dire.”
“Io non ci credo e non mi fido.” disse tagliente e secca Kennedy. “Ok stupidina, mi hai proprio seccato.” Amy di scattò si alzò dalla sedia e si girò verso la Cacciatrice, puntandole gli occhi addosso. “Quello è il telefono: chiama il tuo amore e chiedile se mento. Io intanto mi cambio così vi accompagno a cancellare la lettera.” Uscì dalla cucina ma quando fu a metà della scala per il piano di sopra le urlò “E breve la telefonata, non state a fare le melense mentre io pago la bolletta.”
Quando fu certa che fosse salita Kennedy aggredì verbalmente Xander, sibilandogli contro quello che pensava della sua idea di chiedere aiuto ad Amy, ma lui senza darle retta compose il numero di telefono di Willow e quando sentì il segnale che era libero senza dire nulla porse la cornetta alla ragazza. Già al secondo squillo ci fu risposta.
“Pronto Xander sei tu ?” Willow era evidentemente tesa, concitata ed ansiosa. “No amore, sono io. Abbiamo un paio di problemi. Il primo è che il demone è un bestione che sembra fatto di pietra e ha una strana scritta sulla fronte.” “Ah, un Golem.” Kennedy ci rimase male: intanto era evidente che questi Golem fossero ben facili da individuare, e lei se voleva diventare una buona Cacciatrice doveva saperlo fare, e in più quella schifosa di Amy non gli aveva mentito, che magari in generale era una cosa buona ma al suo orgoglio non piaceva. “Ok, non ci sono problemi, sappiamo come agire allora. Ti richiamo dopo che gli ho cancellato la lettera dalla fronte. Ti voglio bene. Ciao.” Xander rimase un po’ stupito dalla conclusione affrettata e concisa della telefonata, ma ebbe il buon senso di non dire nulla perché pensava Kennedy si sentisse sminuita a dover chiedere consigli a Willow sulla sua missione di Cacciatrice; che era vero, ma in quel caso non era basilare nel comportamento della ragazza.
Per strada, camminando nel silenzio più totale, Xander stava al centro del gruppo, dividendo le due contendenti di prima: a destra aveva Amy che ogni tanto, garrula, gli chiedeva di comune conoscenze e della sua vita in genere, a sinistra Kennedy, corrucciata e pensierosa. Avevano deciso di fare il giro degli altri parchi con installati giochi per bambini, l’unica traccia considerevole in mano loro. In fondo, poiché i Golem non hanno volontà se non quella di chi li ha creati, c’era da pensare che fosse stato incaricato proprio di distruggere scivoli e affini: inconsueto, ma non avevano altri appigli.
Xander stava spiegando ad Amy i vantaggi dei serramenti in legno rispetto a quelli in alluminio quando Kennedy gli diede un colpo all’addome per farlo tacere: aveva sentito un grugnito familiare. Effettivamente, avvicinatisi guardinghi al parco, nascosti alla vista da siepi di pitosforo, videro il bestione che stava cercando di fare un nodo ad un lampione, mentre un paio di panchine si erano trasformate in opere d’arte concettuali e uno scivolo in manciate di coriandoli metallici.
“Sarà mandato da qualcuno che non ama l’amministrazione comunale.” “Di sicuro ha una buona mano. A vederlo da qui mi pare fatto decisamente bene: alcuni vogliono creare un Golem ma riescono a dare forma ad un Venerabile Yabba.” “Oh, Andrew si commuovere a questo paragone.” “Chi ?” “Un tizio che conosco. Quindi l’autore può essere uno scultore che odia il governo ?” Kennedy perse la pazienza: il dialogo insulso e fuori luogo di quei due l’aveva spazientita per cui diede un paio di pizzicotti ai chiacchieroni e comunicò il suo piano.
Xander, magari non troppo contento, si mise a fare l’esca: distante un cinque metri dalla schiena del Golem iniziò ad agitarsi, fischiare e a lanciare strani insulti alla creatura “Ehi, tu, brutto figlio di un ceramista ! Ma tuo padre aveva bevuto quando ti ha modellato ?” Amy, rimasta dietro il cespuglio poiché Kennedy non voleva il suo aiuto, lo guardava perplessa e si domandava come diavolo Buffy avesse potuto riuscire in tutto ciò che aveva fatto quando come ausili aveva una strega debole ed instabile e quel buffo infantile ragazzo.
Mentre Xander motteggiava sul Golem imitandone la camminata ed il portamento e facendo il verso ai suoi grugniti, Kennedy, agile silenziosa e lesta, si era arrampicata su un albero abbastanza robusto e con i rami non troppo bassi ed era pronta allo slancio con cui sarebbe saltata sulle spalle del Golem e gli avrebbe cancellato dalla fronte la prima lettera. Come da piano la creatura, apparentemente curiosa, si era avvicinata a Xander che continuava ad imitarlo, sembrando più che altro uno scimmione ubriaco, e si era quasi piazzato vicino l’albero che nascondeva la Cacciatrice: ad Amy la cosa strana sembrò il suo modo di comportarsi perché, da quello che sapeva, i Golem, se disturbati durante l’esecuzione del compito che gli è stato affidato dal loro creatore, sono decisamente furiosi e pericolosi, mentre questo era placido e sembrava quasi non fosse contrariato da loro.
Giunto ad un breve distanza dal ramo Kennedy si slanciò su di lui e, con agile quanto calcolata mossa, gli planò sulle spalle e in un attimo era già ben assisa su di lui, con le gambe incrociate sul suo petto e sotto la gola, la pancia aderente alla sua nuca e le mani ben avvinte ai sui capelli: ora doveva solo cancellare la lettera, la prima lettera della scritta che aveva incisa nella fronte e che gli dava la vita e per farlo, poiché aveva l’impressione fosse duro come la pietra, era munita di un corto pugnale che avrebbe usato come scalpello. Senonchè, appena iniziò a colpirlo nella parte destra della fronte ad Amy venne in mente un grosso particolare che si era scordata e si slanciò fuori dal suo cespuglio urlando.
“Dall’altra parte, dall’altra parte ! Gli ebrei scrivono da destra a sinistra !” Xander impiegò un attimo a capire che Kennedy stava scalpellando l’ultima lettera invece che la prima, mentre lei stessa non lo capì affatto anche perché il Golem, non appena si sentì toccata la fronte, urlò rabbioso e protese la mano destra fino a trovare la collottola della giovane e una volta afferratala la alzò di peso e, senza grazia ma anche senza violenza la posò a terra. Tutto avvenne così velocemente che Kennedy, prima ancora di capire, si ritrovò seduta sull’erba disarmata con Xander che si slanciava contro la creatura urlante per tenerla occupata ed Amy che le tendeva la mano per aiutarla a rialzarsi. “Via, via ! prendiamo tempo !” urlò la Cacciatrice e Xander, senza troppi problemi e scrupoli, mostrò la schiena alla belva furibonda che urlava come un dannato e agitava le braccia piena di iracondia, senza però lanciarsi in un vero attacco.

ATTO IV
Sfiancati da una lunga corsa trovarono riposo e fiato sugli scalini del ricostruito municipio: Amy ansimava come un cavallo dopo miglia di galoppo e stava sdraiata di sbieco, stupita dall’avere ancora la forza per farlo mentre Xander si sentiva pulsare tutte le vene, le arterie, i capillari e qualsiasi altra cosa nel corpo connessa la sangue e al trasporto dell’ossigeno; Kennedy, più che affaticata, era pensierosa e sedeva a gambe incrociate riflettendo.
“Se mi avessi permesso di fare qualche magia …” trovò la forza di dire Amy. “No. Niente magie. Willow mi dice che meno si usano meglio è e inoltre la Cacciatrice non usa trucchetti del genere: solo forza ed intelligenza.” “Tu ne hai almeno una delle due ?” motteggiò Amy, mostrando come la sua riserva di sarcasmo fosse maggiore di quella di fiato.
“Per piacere Amy, lascia perdere. Com’è la storia che gli ebrei scrivono al contrario ?” domandò Xander sperando Kennedy fosse abbastanza matura per soprassedere sullo scherno recente. “Scrivono da destra a sinistra e penso lo facciano da sempre.” “Tu che pensi? Questa è una piacevole novità. -Kennedy non era stata abbastanza matura- Quindi dovevo cancellare l’altra lettera, quella in fondo, che poi sarebbe all’inizio. Ma c’è un problema.” “Credo che “Abbiamo un problema” sia il motto di tutte le Cacciatrici.”
L’ultima osservazione di Xander lasciò perplesse le due ragazze e lui spiegò loro che era una delle frasi più usate quando combatteva con Buffy, Willow e Giles, e probabilmente si sarebbe lasciato andare ai ricordi se Kennedy non gli avesse chiesto se avevano mai incontrato un mostro simile.
“Dunque, vediamo … demoni mantide, demoni robot, demoni mangia cervello e creatori di incubi, mummie e demoni serpenti, demoni vermi, il Giudice …” “Streghe che ti fanno desiderare sessualmente da tutta una città … Non ci vorrai raccontare tutti gli incontri che hai fatto, vero ? Dobbiamo agire in fretta !” Kennedy, senza capire il riferimento alle streghe, guardò di traverso Amy “E da quando tu dici come e quando agire ? Non mi sembra che tu abbia mai fatto parte della Scooby Gang.” “Se non era per me tu stavi ancora cercando di picconargli la parte sbagliata della testa. E poi, a quanto vedo, della vostra Gang oramai è rimasto solo Xander; e comunque neppure tu ne hai mai fatto parte.”
Amy riusciva ad essere acida e pungente senza troppi sforzi e Kennedy si trovò senza una risposta pronta ma fortunatamente Xander aveva avuto un’idea e si affrettò a riempire l’imbarazzante silenziò che si creava tra una sorridente Amy ed un’umiliata Kennedy. “Una domanda Amy: è necessario cancellare solo la prima lettera oppure si possono cancellare tutte ?” Lei lo guardò perplessa “Beh, se ne hai voglia cancellale pure tutte. Comunque una volta cancellata la prima il Golem torna di fango o argilla e tu puoi cancellare anche le altre. Perché ?” “Ho avuto un’idea, e credo proprio che funzionerà.”
Dopo il terremoto di un anno prima il governo aveva mandato l’esercito a presidiare la zona per evitare sciacallaggi e per provvedere alle prime ricostruzioni: la presenza militare si era attestata in due campi e, successivamente, con il normalizzarsi della situazione, in due caserme, una delle quali sorgeva sui resti di una precedente, che Xander aveva già visitato e di cui sperava fosse rimasto immutato l’impianto generale.
Prima passarono da Amy per prepararsi per l’azione: lei tramite incantesimo avrebbe avvolto Xander in una leggera nebbiolina che, agli occhi di chi non lo conosceva, lo avrebbe reso praticamente invisibile, consentendogli di entrare ed uscire indisturbato dalla caserma (si intende, purché si sbrigasse poiché Amy non sapeva far durare molto a lungo gli effetti di quell’incantesimo). Mentre stava per uscire lei gli fece gli auguri e gli disse di stare attento e lui lo interpretò come chiaro segnale: le piaceva; Kennedy, pur di non stare assieme alla strega mentre dava mostra delle proprie abilità, si ritirò nel giardino posteriore della casa a fare un po’ di esercizio.
Fortunatamente nulla era cambiato e Xander entrò, prese ciò che cercava ed uscì velocemente e senza che nessuno lo vedesse: fossero state sempre così facili le azioni contro i demoni. Mentre tornava a casa di Amy pensò a Cordelia, a quando assieme a lui era entrata nella base dopo aver ingannato il piantone e, per la terza volta nella serata, si sentì prendere il petto dalla nostalgia. Ma ora doveva pensare al presente e pregustò la sorpresa che avrebbe fatto alle due ragazze: non si era sbilanciato molto sulle sue intenzioni, gli piaceva fare il misterioso per poi vedere il loro stupore e la loro gratitudine a missione conclusa, e che la missione sarebbe andata a buon fine ne era certo matematicamente: se quel piano era funzionato una volta perché non avrebbe dovuto funzionare adesso, e contro un solo, misero, pietroso Golem ? O forse doveva pensare “argilloso” Golem ? Se era fatto d’argilla, ma in pratica aveva la consistenza della pietra, come doveva pensare a lui ? Con la mente avvolta da queste domande arrivò da Amy e si pregustò la prima parte del suo trionfo.
Il Golem fu trovato facilmente grazie ad un incantesimo di Amy, stupita che quel tipo di magia funzionasse non solo sugli essere umani: era nello stesso parco in cui lo avevano visto la prima volta e, brandendo una panchina, sembrava arasse il terreno, poco distante da un cestino della carta stirato così tanto da sembrare un lampione da giardino. Amy si mise dietro una macchina, dalla parte del baule, mentre Kennedy si piazzò, pronta, dietro il cofano, che le serviva da validissimo appoggio per l’arma; Xander, trionfante e sicuro come mai, avanzò verso il Golem, che gli dava le spalle, lasciandosi dietro di sé la macchina con le due ragazze.
Si schiarì la gola, poi prese un pezzo di metallo e lo tirò senza forza contro la schiena del bestione, che smise di arare e si girò verso di lui: erano a quindici, forse venti metri di distanza, non si sentiva nessun rumore e non tirava una bava di vento, ognuno convinto di essere il più forte. Xander capì che ora o mai più avrebbe avuto l’occasione di dire quello che, fin da piccolo, aveva sempre sognato di dire a qualche malvagio: alzò un po’ la testa, incrociò lo sguardo del Golem, lo fissò e roccioso e granitico come solo Clint sapeva essere e gli disse: “Coraggio, fatti ammazzare.”
Detta la sua frase storica molto velocemente si slanciò dietro un rialzo di terra, giusto per non essere sulla linea di fuoco del grosso e potente bazooka che Kennedy aveva puntato su quella creatura e che, una volta partito il colpo, gli cancellò la prima lettera dalla fronte, anzi, tutte, le lettere, anzi, tutta la fronte e la testa. Il boato fu terribile, immensa la nuvola di polvere e terra che scatenò, eterno il tempo che impiegò l’aria per essere di nuovo trasparente: il Golem non esisteva più.
“Se aveva funzionato col Giudice avrebbe funzionato anche con questo.” disse soddisfatto Xander rialzandosi, mentre le due ragazze sbucavano da dietro la macchina. “Sei stato grandioso, ti dovrebbero fare Cacciatrice onoraria.” gli trillò Amy. “Clint Eastwood sarebbe fiero di te.” sorrise Kennedy.
Amy diede loro uno strappo in macchina fino a casa, perché erano un po’ troppo stanchi per farsela a piedi e poi, lei disse, guidare un po’ la notte non le dispiaceva, anzi, la faceva sentire romantica; Xander era sicuro, la bambina era cotta a puntino, il maschio ancora una volta aveva fatto colpo, anche senza un occhio.
Arrivati a casa, per evitare che magari lui la invitasse a salire su per bere qualcosa o fare due chiacchiere Kennedy proclamò che aveva bisogno di una bella doccia e che avrebbe sistemato il salotto l’indomani, anche se era in condizioni terribilmente indescrivibili: Xander mentalmente ringraziò la ragazza che se ne andava subito lasciandogli campo libero e si preparò a sfoderare le sue migliori armi. Pensò a un volgare doppio senso circa le sue armi e il bazooka usato e gli venne da ridacchiare: Amy gli chiese cosa aveva e lui improvvisò.
“Sai, pensavo che da anni mi ritrovo sempre la sera con una Cacciatrice e una maga: è buffo.” “Però adesso sono cambiate.” “Non mi dispiace questo cambiamento.” e accompagnò la frase con un sorriso maliardo degno di Clark Gable o George Clooney; Amy arrossì e contraccambio con un sorrise dolce e vagamente imbarazzato. “Io invece questa sera, guardandoti ho pensato ad un’altra cosa che è da tempo che … una sorta di pensiero ricorrente, ogni tanto mi veniva in mente … più o meno da quando conosco le storie tue e della Cacciatrice. Di Buffy, intendo.” Xander non capì dove voleva andare a parare e non potè neppure scoprirlo perché sentì la voce di Kennedy che lo chiamava e vide la ragazza scendere a precipizio verso la loro macchina: il primo pensiero fu di strangolarla, ma poi intuì che ci doveva essere qualcosa che non andava.
Un pacco: davanti la loro porta di casa c’era un delizioso pacco regalo infiocchettato, abbastanza pesante e corredato da un bigliettino, che Kennedy teneva in mano. Sulla busta bianca c’era scritto con inchiostro seppia, in una grafia rotonda ed arzigogolata, con notevoli svolazzi intorno le maiuscole “Per il Signor / Alexander LaVelle Harris / e la Cacciatrice / Kennedy Elisabeth Scott”. All’interno c’era un biglietto recante in alto uno stemma, stampato in rilievo, sovrastato da una barretta con alcune palle, che nessuno dei tre giovani seppe riconoscere come una corona comitale, e sotto un cartiglio recante l’iscrizione “Sine Clementia Malo” di cui non capirono la traduzione.
Questo raffinato biglietto era corredato del seguente messaggio: “Vogliate gradire questo piccolo dono per il disturbo arrecatoVi e come segno della mia più sincera ammirazione per l’eccellente sistema con cui avete risolto il problema presentatoVi.” ed era firmato “C. de S. Germain” “E cosa conteneva il pacco ?” chiese curiosa Amy, che aveva apprezzato assai la classe del messaggio: una bottiglia di Dom Perignon di buona annata anche se loro non lo sapevano, un trancio di salmone scozzese affumicato e della pasta italiana fatta a mano, come stava scritto sulla confezione.
“Sarà avvelenata ?” si chiese Kennedy sospettosa. “Lo escludo: sarà quel tizio che ci ha telefonato e che ora ci ringrazia, mi sembra chiaro. Dev’essere ricco e magari europeo: è tutta roba di marca, e non c’è niente di americano. Finalmente una gratifica nel mestiere di Cacciatrice.” Era il minimo osservò Amy: era un lavoro rischioso senza fondi pensione, copertura sanitaria e vantaggi nei parcheggi, che almeno si sdebitassero in questo gustoso modo. Ora il problema era come cucinare il salmone.
“No. Il problema è che c’è un tizio che ci telefona, sa dove abitiamo, sa dove ci sono i demoni, ci manda a combatterli e poi ringrazia con questi graziosi biglietti. Questo non è affatto normale.” osservò Kennedy fosca in volto. “Due problemi quindi. Domani li risolveremo, telefonando a Giles circa il biglietto e chi lo manda e a Willow o Buffy sperando sappiano come cucinare pasta e salmone.” concluse Xander. “Facciamo così: cerco io su Internet qualche ricetta degna di fede e cucinerò tutto nel modo migliore: se sei libero vieni a cena da me Xander?” e poi, lasciato passare qualche istante di silenzio, giusto per rimarcare chi era invitato solo per forma, aggiunse “Ovviamente l’invito è esteso anche a te, cara.” sorrise Amy.

Mentre si discuteva di pasta e cene e ricette, qualcuno ascoltava attentamente il resoconto della serata del signor Harris, della Cacciatrice e di quella strega. Nella camera, tra il monumentale letto a baldacchino in legno scuro e l’immenso armadio coi pannelli intarsiati c’era la cassapanca su cui aveva abbandonato l’incredibile vestaglia di seta blu a draghi gialli e arancioni (squisito ricordo dell’Indocina), vicino al tavolino, su cui il grammofono spandeva la voce della Piaf, e alla trionfale ottomana tappezzata in velluto rosso su cui stava sdraiato in pigiama, le mani dietro la nuca e le gambe incrociate.
Sul letto seduta (ma è un termine che va preso con beneficio d’inventario) c’era una sorta di impalpabile e soprattutto incorporea nebbiolina, ondeggiante e pressoché trasparente: benché i contorni fossero sfuggenti e ondivaghi con un po’ di abitudine si sarebbe potuto intravedere una figura umana probabilmente femminile avvolta in un lungo, largo e morbido abito, nero il corsetto, la gonna e gli sbuffi all’attaccatura delle maniche (ma questi ultimi leggermente screziati d’oro), bianca solo la gorgiera e i ricami all’altezza dei polsi.
Appena terminato il circostanziato racconto delle gesta dei tre l’uomo in pigiama disse qualcosa in francese a cui l’altra figura rispose in un americano imperfetto, con pesanti tracce di inglese accademico e di francese, anche nell’accento “Sapevamo che non erano molto … classici nel metodo di procedere. Però citare Clint Eastwood è stato simpatico.” Lui le rispose in francese, e dal tono si sentiva della curiosità e dell’ironia; lei sorrise (nei suoi limiti incorporei ed evanescenti, ovvio) e gli rispose in francese.
“Ora che siamo qui dobbiamo adattarci. E poi non fare lo spiritoso, tu non lo parli molto meglio di me. Quando viene l’inglese a cena ?” Lui si alzò mollemente dall’ottomana e si diresse verso il letto stiracchiandosi “Domani sera: pensa cosa preparare per piacere.” “Salmone, direi. E poi mi pare che tu glielo abbia anche chiesto, se gli piaceva.” Lui sbuffò e iniziò a preparare il letto “Ringrazio per il regalo ma quel sant’uomo me ne poteva anche mandare meno. Se non lo finiamo in fretta mi verranno le branchie e risalirò il Rodano per deporre le uova.” “Al massimo risalirai il Missisippi” motteggiò lei e lui la guardò con un’espressione piena di disgusto. “Non ricordarmi sempre dove siamo finiti” Indugiò un attimo e lei comprese come stesse preparando qualche bon mot “America: se avessimo saputo cosa c’era non l’avremmo mai scoperta.”
Lei scosse la testa. “Guarda che dobbiamo rimanerci per qualche tempo da queste parti, inizia ad abituarti, giacchè ci sei voluto venire. Cos’hai intenzione di fare con le streghe ?” Lui era già sotto le coperte e si pregustava una dolce notte tra le morbide coltri. “Mostrerò loro come Salem, pratica barbarica mutuata arbitrariamente dalla nostra Santa Inquisizione, sia solo uno scherzetto al mio confronto. Dopo il mio passaggio tutte le streghe d’America sapranno che ci sono, ancor oggi, metodi veloci ed efficaci per umiliare la superbia di chi, pur non essendone degno, si arroga il diritto di modificare le leggi del Creato.”
Lei, svolazzando via dal letto, arrivata alla porta della camera si girò verso di lui.”Amen. Sei così episcopale quando vuoi: sembrava un’allocuzione papale. Spero gli ripeterai queste parole quando ti presenterai a loro. E circa una strega in particolare ?” Lui spense la lampada liberty al comodino. “Oh, verrà, eccome se verrà. E noi la aspetteremo in gloria perché ciò che doveva avvenire infine avvenga. Chiudimi la porta per piacere. Buonanotte cara.”