Love Show

seguito di King of The Sky

(part 1)


Di MargotJ



Spoiler per: seconda stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline:

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice: Non ho scritto per molti mesi. Quando ho ricominciato, è stato per caso.... e, per caso, non riuscivo a smettere di pensare a Jack e Ianto. Il resto è venuto premendo tasti in armonia con le mie visioni.


Stand still. Breath in
Are you listening?
(Skye - Love Show)


Rimettiti in piedi. Inspira/Stai ascoltando?

Jack riordinava la scrivania, con gesti rapidi. I fogli venivano lisciati, sollevati a malapena dal ripiano, insignificanti. E Ianto si fermò, alle sue spalle, il respiro stretto, come le mani nelle tasche.


Tu vorresti tornare nel tuo tempo, se potessi?”


Si fosse voltato, se ne sarebbe sorpreso.


Perchè, ti mancherei?” - domandò Jack, senza preoccuparsi di nascondere il sarcasmo.


No, non mi mancheresti. Sarei perduto.


Sì.” - ammise. E attese.


Io non proverei nessuna nostalgia.” - replicò Jack, continuando a dargli le spalle. Immobile, mani composte, intrecciate tra loro - “Non ho trovato nulla che potesse trattenermi, in questo posto.”

Nemmeno io, Jack?”


Nemmeno io?


Le mani di Jack si separarono, tornarono a posarsi sui fogli.


Penso di desiderare proprio una tazza di caffè.” - rispose, come se niente fosse - “Ti spiace, Ianto?”


I fogli, uno sull'altro, provocarono solo un lieve fruscio.

Ma bastò il loro rumore a far svegliare Ianto, in un ufficio freddo e muto.

Un'altra notte era passata. E, ora, avanzava un nuovo giorno senza Jack.


***

Sit down, give me your hand
I'm gonna tell you the future
I see you, living happily
With somebody who really suits ya
Someone like me
(Skye - Love Show)


Siediti, dammi la tua mano/Sto per raccontarti il futuro/
Io ti vedo che vivi felicemente/Con qualcuno con cui stai veramente bene/Qualcuno come me


Tornato. Il capitano Jack Harkness, tutto sorriso e testosterone, era tornato.

Ianto non riusciva nemmeno ad esserne sorpreso.

Dopotutto, era Jack, tutti sapevano come fosse, come sapesse far male senza muovere un dito.


Ma una cosa era saperlo... un'altra provare dolore.


E Ianto, non sorpreso o rassegnato, non riusciva a pensare ad altro. Al dolore, il dolore irrimediabile e infinito che Jack gli stava provocando.


Jack che riappariva sulla scena di un crimine, Jack che sorrideva, Jack che li osservava al Torchwood... Jack che rispondeva alle loro domande.


Dove sei stato?”

Dal mio dottore.”

Sei tornato per lui?”

Per tutti voi. Tutti quanti.”


Tutti quanti. Ma certo, era stato stupido domandarlo. Ianto se ne era pentito nell'attimo stesso in cui aveva compreso di averlo detto. Tutti, non tu. Tutti, non io. Poi, il capitano John Hart aveva fregato loro la concentrazione e aperto un ennesimo spiraglio sui misteri che il capitano Harkness nascondeva sotto al cappotto.


E Ianto si era chiesto quanto e perché.

Quanto fosse importante saperlo di nuovo a casa.

E perchè, perché non poteva concepire un'esistenza senza tutto quel dolore.


*


E, infine, Hart se ne era andato. Le macerie si erano rivelate contenute, i disastri arginati in maniera accettabile, le provocazioni concluse.

Ianto aveva compilato le pratiche, ma nessun certificato di morte.

Una buona serata, si era detto, chiudendo l'ultimo fascicolo e riponendolo nello schedario. Si era srotolato le maniche per rimettersi la giacca, studiando la scrivania, se tutto fosse ordine, se nulla fosse stato dimenticato.

Sistemò i polsini, gli occhi fissi ai particolari, come sempre, piccoli, rassicuranti frammenti dell'esistenza. E la voce di Hart tornò a tormentarlo.


Siamo uno scherzo cosmico, occhi dolci, un ammasso di chimica ed evoluzione. La vita, il sesso coprono il fatto che niente significa niente. Per ciò corri, Ianto Jones. Corri.”


Corri, Ianto Jones. Corri. Perché niente significa niente.


Niente...” - sospirò, indossando la giacca, sistemando il colletto con gesto sicuro.

Niente, Ianto?” - chiese una voce, alle spalle.

Si voltò. Ed eccolo, fermo, la spalla allo stipite, le mani in tasca, il sorriso sicuro di chi chiede un appuntamento in un ufficio vuoto senza cercare romanticismo e senza chiedere scusa.

Le mani, intrecciate dietro la schiena, si serrarono. Le unghie penetrarono nella carne.

Signore?” - chiese, con tono distaccato, dominandosi.

Non mi chiamavi Jack, Ianto?” - chiese il capitano Harkness, raddrizzandosi e venendo più vicino - “Non eravamo già ben oltre il chiamarci per nome?”

Eravamo oltre in molte cose, signore. Ora siamo oltre in tutto.”


Non è il niente a significare niente. È il tutto a significare niente. Il 'nostro' tutto.


Davvero, Ianto? E' questo che vuoi?” - insistette, avvicinandosi. La camicia azzurra, le bretelle... Ianto fu investito da un senso di vertigine e, involontariamente, chiuse gli occhi.

Jack sorrise, piegandosi verso la sua bocca in un sussurro.

Vuoi un appuntamento, vuoi che ti corteggi? Basterebbe a convincerti che ancora ti voglio?”

Tu prendi ciò che vuoi, Jack.” - rispose Ianto, con l'impressione che le parole divenissero schegge, tra le labbra. - “Mi vuoi, lo so...”


Aprì gli occhi, in modo liquido e Jack ebbe un brivido. Non era passione... era resa.

Resa incondizionata.


Avrebbe dovuto esserne inorridito... ne fu soltanto esaltato.


E so che non esiste altro.” - concluse Ianto, prima di chiudere nuovamente gli occhi.


Poi fu il nulla.


Niente.


Niente significa niente.

E volere non significa amare.


*


Non ci sarebbe stato nessun appuntamento. Ianto non si era mai illuso, a riguardo. C'era Jack, Jack che era fatto di odori, sapori e prepotenza indimenticabili.

Ianto lo sentiva strisciare sotto la pelle, dentro ad ogni cellula come un cancro. Aveva imparato a riderne, ad accennare battute, dissimulare e simulare calma. Tosh, Owen, persino Gwen, accoglievano con sorpresa quel cambio di atteggiamento, un giorno sull'altro.

Ianto, il buffone, Ianto l'amico, il collega, l'uomo nuovo... perché no, dopotutto... perché non apprezzarlo più di prima... perché soffermassi sulle motivazioni di quel cambiamento se c'era ben altro a cui pensare?

E Jack... difficile dire se Jack comprendesse o non volesse capire.


Ma a Ianto, anche in quel caso, non importava.


Ora, i suoi giorni avevano nuovamente un senso, uno scopo.

Giorni dolorosamente perfetti che Ianto lanciava, come monete, nella mano perennemente tesa dell'uomo, del suo capitano.


Ma la notte...

La notte era fatta di incubi. Di Jack. Jack che...


Ianto.” - una mano lo scosse, riportandolo a galla.

Si sedette sul letto, gli occhi sbarrati.

Ne stai avendo un altro.” - Jack era seduto sulla sponda, nuovamente vestito.

Ianto lo fissò, smarrito. Cosa aveva sognato? Cosa? Non ricordava.

Abbiamo un'emergenza?” - chiese, cercando di nascondere il panico crescente, strofinandosi gli occhi. Fece per alzarsi, ma Jack lo trattenne, obbligandolo a sdraiarsi.

Nessuna emergenza.” - rispose, spingendolo contro il materasso - “Resta sdraiato. Era brutto come gli altri?”

Ma... di cosa stai parlando?”

Incubi.” - Jack gli carezzò la fronte, desiderando di poter trascinare via con le dita le ombre della mente - “I tuoi incubi.”


Chi popola il tuo buio, o mio Ianto.

Sono io? È ancora Lisa? Per cosa ti torturi? Per l'assenza o per la presenza?


Io non ricordo.” - ammise il ragazzo, voltando la testa. Parlava, senza incontrare il suo sguardo e una goccia di sudore gelato andava addensandosi sul suo labbro superiore - “So solo di sognare. Solo questo.”


Li chiami comunque sogni?”

Son sogni, quando incontri qualcuno che ami.”

Hai detto di non ricordare...”

Ma so cosa provo.” - replicò Ianto, in un sussurro, chiudendo gli occhi.


Fingeva. Mentiva. Ma Jack fece ugualmente finta di credergli.


Perché Ianto aveva parlato di amore... e, dell'amore, Jack non era certo di aver scoperto poi molto, di epoca in epoca. E, dell'amore di Ianto... dell'amore per Ianto...


Non disse nulla. Non si mosse. Immobile, come in attesa di qualcosa.

E Ianto assaporò a lungo la sensazione di quella mano calda sulla propria fronte, anche se, lo sapeva, non l'avrebbe mai protetto dai fantasmi.


*


Tommy era tornato nel passato, per ricucire, come un filo, il corso del tempo.

Disegna la linea della tua vita su di un foglio appallottolato, aveva spiegato Jack, in sala riunioni.

Disegnala, se riesci.


Ora, Jack si domandava se fosse davvero impossibile riuscire in un'impresa del genere. Scrivere la propria vita lasciando che si ripiegasse ancora, e ancora, e ancora...

Sorrise, afferrando un foglio dalla scrivania. Lo appallottolò e lo fece volare a canestro nel cesto della carta straccia.


Ma certo. È possibile.

Basta essere me.


Poi riprese a riordinare la scrivania.


Deja-vu, pensò Ianto, salendo le scale e osservandolo.

Deja-vu.

Come in un sogno...


Domani a quest'ora sarà di nuovo nel 1918.” - commentò Jack, sentendolo arrivare, senza bisogno di vederlo. Ianto era silenzioso, nel suo incedere, ma Jack riusciva comunque a riconoscere i minimi segni, quando si avvicinava.

Nel suo tempo.” - commentò Ianto, con tono piatto, attraversando la stanza.


Ho vissuto tutto questo, pensò, avanzando lentamente verso di lui, l'ho vissuto in un incubo che mi impediva di urlare.


Jack riordinava la scrivania, con gesti rapidi. I fogli venivano lisciati, sollevati a malapena dal ripiano, insignificanti. E Ianto si fermò, alle sue spalle, il respiro stretto, come le mani nelle tasche.


Tu vorresti tornare nel tuo tempo, se potessi?” - domandò, le labbra secche.


Si fosse voltato, se ne sarebbe sorpreso.


Perchè, ti mancherei?” - domandò Jack, senza preoccuparsi di nascondere il sarcasmo.


No, non mi mancheresti. Sarei perduto.


Sì.” - ammise. E attese. Attese il realizzarsi dell'incubo.

I fogli ricaddero, sotto le mani intrecciate.

Ora poteva scorgere il profilo e avvicinarsi. Lento, per non far fuggire la preda.

Ho lasciato casa molto tempo fa.” - rispose il capitano Harkness. Professionale, pulito, senza incrinature - “ Non so più neppure quale sia il mio posto. Forse non ha più importanza.”

Ancora un passo. E Ianto sedette sulla scrivania, il ginocchio a sfiorare la camicia di Jack, il respiro soffocato, il cuore celato sotto strati e strati di un completo ricercato.


Mai son giunto così vicino, in tutto questo tempo.

Non me lo hai mai permesso.


So che ti senti solo.” - sussurrò. Non c’era più nessuno, alla base. E quelle parole erano un invito, un sottinteso, una proposta. Ma Jack alzò solo gli occhi, senza toccarlo.

Andare a casa non lo risolverebbe.” - mormorò. Sorprendendolo, sorprendendo se stesso - “Stando qui, ho visto cose che non avrei mai sognato di vedere... Persone che amo che... non avrei mai conosciuto restando dov'ero.”


Esitò appena. Ebbe l’impressione di farlo. Ma la voce uscì comunque, salda, convincente.


E non lo cambierei per nulla al mondo.”


Comprendo il tuo dolore. Ma non cambierei mai ciò che sei per me.


Pensò di baciarlo, per sottolineare quelle parole. Non ebbe bisogno di farlo, perchè Ianto si protese, cercando l’incontrarsi dei loro corpi, ricercando il suo viso.

Nulla al mondo, mio Ianto.


E le pratiche, ordinate e assurde, scivolarono a terra, spiegazzandosi, dimenticate.


*


Amore. Ianto conosceva il significato della parola, conosceva il peso di saperla pronunciare, l'onere di saperla vivere.

Nudo, sul letto di Jack, ne assaporava l'illusione, l'illusione di essere amati quando si ama.


Il pensiero, lento, oscillava tra il torpore e le incombenze accantonate: il filtro del caffè da sostituire, i nuovi reperti da catalogare, la scatola misteriosa rinvenuta...


E poi ancora amore. Amore...


E Jack, sdraiato al suo fianco, un braccio sotto la nuca, che dormiva profondamente.

Ianto si voltò, contemplandolo: le labbra lievemente dischiuse, le rughe cesellate ad arte, per deliziare lo sguardo, senza essere segni del tempo, le ciglia... il respiro, ritmico e solenne, gli dilatava la cassa toracica, spezzando l'aspetto distaccato e statuario.


Lontano.

Poi, improvvisamente, vicino.

Gli occhi aperti. Le labbra strette.

La testa che, con gesto meccanico, si voltava nella sua direzione.

Questa volta sei stato tu, ad avere un incubo...” - mormorò Ianto, indagando con lo sguardo.

La Balena... la balena agonizzante.” - replicò Jack, le pupille troppo dilatate nelle iridi azzurre. I loro corpi erano vicini, senza sfiorarsi. Ianto sentiva solo il suo calore, il calore della sua pelle.

E' questo che hai visto?”

Jack annuì. E si coprì gli occhi, in un moto di disperazione.


Ianto ne fu paralizzato. La sua bocca, perfetta fino ad un attimo prima, si distorse. Le rughe divennero vive, vibrando.


Il tempo emerse, scarnificandolo. E jack fu, in maniera atroce, vecchio. Stanco.


Sono stanco di veder mutilare la bellezza...” - la voce, in un sussurro spezzato, sfuggiva tra le dita - “Tanto stanco... di tutta questa morte...”


Stanco, di ciò che diviene cenere sotto ai miei occhi.


E le dighe si ruppero, irrimediabilmente.

Ianto si sentì investire da quell'emozione informe e incontrollabile senza opporre resistenza.

Rimase.

Perché conosceva il significato delle morte.

E sapeva che l'amore, a conti fatti, ha lo stesso volto, come se ne fosse il guanto spaiato.


*


Jack dormì profondamente quella notte, dopo quel dolore, dopo che le braccia di Ianto lo avevano cinto, dandogli l'impressione di non slegarsi mai più.

Aveva dormito, giacendo in una materia informe di pensieri in cui il tempo, appallottolato come un foglio, disperdeva i suoi frammenti in maniera disordinata. I ricordi, le sensazioni, le persone che lo avevano popolato smisero di essere una lenta processione e divennero una folla disordinata di volti. E Jack strinse mani, sorrise, abbracciò e ricordò, riassaporando la speranza di molte vite che credeva di essersi gettato alle spalle.

I ricordi lo sommersero, come una marea, indistruttibili benchè sepolti. Suo padre. E suo fratello Grey, il suo fratellino, gli tese le braccia, un'ultima volta prima che il sole sorgesse.


Ricordi potenti, stretti in un abbraccio d'amore.

Ricordi e amore, presente e passato, fusi insieme dal dolore e dal sentimento puro.

Una vita, come un foglio appallottolato, pronta a incendiarsi e divenire cenere.


Ianto restò a lungo, ben oltre il tempo che Jack aveva concesso al dolore, prima di riaddormentarsi, stremato.

Rimase nell'oscurità, gli occhi fissi nel nulla, i pensieri in libertà dietro agli occhi spalancati.

Jack e il suo dolore.

Era stato così inghiottito dal proprio da non capire come Jack si stesse lasciando aggredire dal proprio. Dolore, morte, Grey, amore... parole spezzate che scaturivano dalle labbra come libellule, scivolando trasparenti tra loro.

Sogno.

Si, sogno.

Il mondo con Jack perdeva di consistenza e Ianto si lasciava andare alla deriva nel buio, nel sentimento.

Susie lo aveva detto. L'oscurità sta venendo a prenderti. Sta venendo per te.


Per te, capitano Harkness.


E, solo ora Ianto comprendeva, che nell'oscurità il tempo di Jack tornava ad essere tempo.

Nel buio, i minuti che non scorrevano di giorno avanzavano inesorabili.


Conosco la morte, si era difeso da Gwen che lo accusava di avere un cuore.

Ne ho vista troppa.


Ma quanta?

Quanta?


E quel cuore... quel cuore che pensava di non avere più... quel cuore emerso in modo repentino, violento... quanto ne era stato lacerato?

E le proprie? Le proprie ripetute morti...

Solo Hart aveva osato chiedere. Perché, a conti fatti, era un pazzo e un assassino... eppur elo sapeva capire.

Lo capiva.

E lo riconosceva come un'anima affine.


Ogni volta che devi tornare indietro, cosa provi? Devi rinascere sempre in questo mondo... mi fai pena.”


Jack aveva sorriso e risposto. E, in quella risposta beffarda, c'era nascosto tutto il suo dramma.


Queste persone, questo pianeta, tutta la bellezza che non sai vedere... è per questo che ritorno.”


Ma quante persone che hai perso, Jack... quanta bellezza è finita in frantumi, tra le tue mani...

Quanto, questo mondo, vita dopo vita, morte dopo morte, ti ha ferito?


Solo ora penso di aver compreso.

Io attendo il giorno in cui verrà il tuo amore.

Tu stai solo aspettando quello della mia morte.


*


Quando Jack si alzò, Ianto se ne era già andato. Svanito, come un sogno, come i ricordi con cui aveva riempito quella notte.


E Adam, dalla postazione computer, gli aveva sorriso, esuberante come sempre.


(Dicembre 2012)