The Car-Man: genesi di un Thriller-Ballet

(recensione)


Mettiamola così: sono una sfegatata di Matthew Bourne. Sono pazza per Swan Lake, euforica per Nutcracker, seccata che non esista Cinderella in dvd, in perenne attesa che esca Edward the Scissorhands e irritata dall'aver perso per un soffio la serata di Doria Gray a Londra.

Insomma, sono di parte. Irrimediabilmente. Tuttavia, stasera, solo per voi, è mia intenzione essere meno fan del solito e limitare la mia passione con un reportage basato sui contenuti speciali del dvd più che sulla mia ignobile e ossessiva passione per le coreografie di questo (lo dirò una volta sola, giuro!) genio.

Or dunque, iniziamo!

Il dvd di cui voglio parlarvi stasera è The Car-man. Carmen, per gli amanti del balletto nella sua accezione più classica, Alan Vincent per coloro che accettano di vedere questa versione targata New Adventures.

La storia, sulle musiche di Bizet, non è poi molto diversa da quella prevista dal libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy (per maggiori informazioni vi rimando alla pagina di wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Carmen_%28opera%29#Trama ). la somiglianza, anzi, rende molto più stuzzicanet la visione, nelal continua ricerca del parallelismo e della variazione.

L'ambientazione, infatti,risulta essere stravolta... e, allo stesso modo, se già non si era capito, la scelta dei personaggi. Ebbene sì... Carmen, Car-man in questo gioco di parole, è Luca, un interessante meccanico dall'aria sbruffona e con tanto di cicatrice e Josè...

Ma andiamo con ordine!

L'intervista di Matthew Bourne riguardo il balletto (inserita nel dvd edito nel 2001) è, a mio avviso, la miglior fonte per capire le motivazioni di una scelta narrativa tanto trasgressiva ed eguagliata unicamente dalle coreografie ideate che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si limitano ad accompagnare bensì, nella miglior tradizione, raccontano e trasmettono.

Sin dall'inizio dell'intervista, Bourne sottolinea la banalità nello scegliere ancora una volta l'opera Carmen e come questa ' scarsa originalità' sia stata compensata proprio dal taglio moderno e alternativo scelto. La scelta di seguire le orme di Hitchcock si accompagna, a detta del coreografo, alla necessità di piccole (e grandi) modifiche nella trama e nelle musiche, a volte intercalate con brani non di Bizet. Modifiche che si ritrovano, allegoricamente, nella scelta di storpiare il titolo dell'opera fino ad ottenerne uno nuovo di inatteso impatto.

La trama, ridotta all'osso, non perde il legame con l'originale: Luca, giunto in città, ottiene un lavoro presso l'officina di un certo Dino Alfano, sposato con una donna decisamente più giovane di lui, Lana. Lana intreccia una relazione clandestina con Luca e, insieme, decidono di uccidere Dino, facendo ricadere la colpa su Angelo, il giovane e timido fidanzato di Rita, la sorella di Lana.

La tensione aumenta, progressivamente: Angelo (Josè), che ha legami intensi e una venerazione per Luca, dalla prigione apprende di essere stato venduto. Luca, distrutto dal senso di colpa per l'omicidio e nei confronti del ragazzo, perde progressivamente il controllo della situazione, trascinando Lana in una relazione deludente quanto quella precedente avuta con il marito.

Come nei film, il crescendo è inevitabile. I quattro personaggi principali si alternano in scena con una gamma di sentimenti contrastanti che le coreografie trasmettono con grande impatto: memorabile, dal mio punto di vista, la sequenza della prigione in cui Will Kemp (ben più giovane di quanto lo abbiamo visto in StepUp2) trasmette in modo sottile e nervoso la disperazione e la paura dell'innocente.

Gli anni sessanta fanno da sfondo al dramma. Un'America non troppo lontana a quella di West Side Story per colori e costumi, ma più trasgressiva, sporca, violenta.

La violenza, infatti, sembra il filo conduttore di ogni altra emozione: violenza nella seduzione, nella fine dell'amore, nella consapevolezza del tradimento, nel decadimento mentale. Violenza trasmettono i passi, le mani a pugno, i piedi nudi o le scarpe da ginnastica che i ballerini indossano. E, se da violenza nasce violenza, Violenza sarà il risultato finale.

Insomma, senza troppo dilungarci a svelare ogni aspetto della trama, possiamo dire che The Car Man si vede come un film e si ama come un balletto: così come torniamo indietro per assaporare il passo o la sequenza che ci hanno impressionato, alla stessa maniera riavvolgiamo il nastro per cercare il particolare che potrebbe esserci sfuggito.

Thriller, dunque, o balletto?

Bourne stesso, nell'intervista, solleva la domanda basilare a cui siamo giunti: è ancora danza? Quando narra una storia, perde le caratteristiche della tradizione, si allontana dalla figlia di Tersicore a va verso l'arte primogenita dei Lumiere, si può ancora parlare di Danza?

Un movimento qualsiasi, eseguito a suon di musica, è già danza? Matthew Bourne ne sembra convinto. Anche quando mima un pugno, un bacio, il saltare la corda, è ancora danza.

La danza è in grado di essere tutto e in un continuo mutare. Gli espedienti cinematografici quali il flashback, il rallentatore, le luci, il volume variabile della colonna sonora non sono altro che espedienti che amplificano e potenziano il gesto umano nella sua forma più pura.

E, nel contesto dei mezzi che aiutano e supportano la danza, Matthew Bourne non disdegna la telecamera e il rapporto che si può creare con essa in una performance teatrale. Non resta che sperare che, da questo suo amore, nascano nuovi dvd che io possa aggiungere alla mia collezione.


sito ufficiale: http://www.the-car-man.com/

sito della New Adventures: http://www.new-adventures.net/