Lontano dal baratro
I personaggi delle serie "Angel" e "Buffy, the vampire slayer", appartengono a Joss Whedon, la WB, ME e la Fox, l'autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Faith si girò nel letto, ancora e ancora. Poi un cuscino volò dritto verso la parete.
Seguito da un libro.
E da una maglietta.
Matite, tutte quello che le capitava.
E mentre stava per partire un altro libro, la porta si aprì.
E Spike entrò.
Con uno sguardo fatto di temporale.
Faith provò per un attimo il desiderio di lanciare contro di lui il volume che ancora reggeva in mano.
E Spike non tardò ad accorgersene. Con due falcate le arrivò di fronte e sfilò il libro di mano. Senza una parola.
Entrando nel cerchio della lampada.
Più alto di lei. E bello, con uno sguardo che Faith non gli aveva mai visto, la sigaretta in bocca.
Portava una maglietta nera, attillata e, con sorpresa di faith, aveva una chitarra di traverso sulla schiena.
Da dove arrivava?
Dove stava andando?
I pantaloni di pelle, gli anfibi alti…
Il bracciale di cuoio.
Ma a faith non importava nulla.
Non le importava nemmeno del desiderio di baciarlo con rabbia e con forza. Nel buio della stanza, il sangue della Cacciatrice ribolliva di una furia amorosa mal repressa. E Spike ne respirava a pieni polmoni, senza reagire, senza approfittare di una marea che gli scavava il petto e la gola.
Faith girò su se stessa, senza una parola e sedette sul letto, sbattendo con violenza la schiena alla parete, lasciando a Spike lo spazio per avanzare e sedere, con i piedi sul tavolo, imbracciando la chitarra.
Il libro che Faith avrebbe voluto tirargli era sulle coperte e le ragazza lo scostò con malagrazia, chinandosi in avanti, dando le spalle a quell'intruso fatto di magnete.
Lasciandosi sorprendere dal suono della chitarra.
Un suono che non aveva niente del tempo di rock dei loro cuori.
Una vecchia ballata.
Una ballata inglese persa nel tempo, un fascio di note pure e nitide.
Una melodia che contrastava con tutto. Con la rabbia, la pioggia, la morte e la passione.
Il suono era perfetto, di una maestria impeccabile. Spike suonava una chitarra ed apriva la porta ad un universo fatto di flauti e fischio del vento. Respirava il fieno appena tagliato e la testa le girava, incontrollabile, come il tremito alle mani.
Una canzone senza parole, lontana da tutto e voce di tutto.
Faith non riusciva più a scinderla dal resto. Dalle lacrime che stava versando, dai passi sul ballatoio, dallo sguardo di Wes, fermo sulla porta, in ascolto della sua patria e del suo dolore.
Spike suonava per tutti loro, per le parole che morivano intrappolate in quell'albergo, nella grande fucina delle loro reazioni. Spike chiamava le loro anime arrabbiate come uno spirito silvestre, li incantava con il suono puro di note insepolte, guidava i loro passi verso l'alto, con lo sguardo di un guerriero nella mischia. Li chiamava con ciò che non sapevano di lui, li chiamava con una canzone che non aveva mai detto di conoscere.
Guidava i passi di Cordy tra le lacrime e la mente di Doyle.
E guidava Angel, lo riportava indietro dal suo torpore.
E faceva piangere Faith. La faceva innamorare della vita di cui ancora godeva, senza amarla con il corpo. Ipnotizzava la sua rabbia e la vinceva.
Fuori, appoggiato alla ringhiera, Lorne ascoltava quei cuori di diverse nature battere irregolari. Ascoltava i loro pianti. Ed univa il suo, per una persona mai conosciuta.
Ascoltava Spike, lo Spike tanto abile alla chitarra fatta di forza, Spike che per loro stava forgiando ben più di un suono e di un capolavoro.
Ascoltava l'amore e l'affetto, raccolti e spiegati, nel tempo di una canzone. Spike, che mai aveva suonato per loro, introverso e avvolto nel segreto fino ad ora non svelato.
Capace di offrire una parte di se stesso, perché non dormissero nel suono di oggetti scagliati con rabbia.
Capace di attutire lo scivolare di Cordy sul pavimento, il suo appoggiarsi fatto di singhiozzi, capace di accompagnare le braccia di Angel verso di lei. Era la chitarra di Spike che permetteva a Westley di chinare il capo contro lo stipite, senza più nascondere la nostalgia ed il rimpianto. Wes, che meglio di ogni altro, conosceva l'antica ballata, nata e vissuta all'ombra della civiltà colta e potente della sua gente, fatta di serietà e raziocinio. La melodia che scavava le notti degli animi inquieti, rivivendo oltre oceano, facendosi amare da americani ed irlandesi, facendo pulsare il sangue al di sopra di ogni patria perduta e ritrovata.
Fino all'estinguersi dell'ultima nota.
Fino a lasciare spazio al suono dei loro singhiozzi.
Fino a lasciargli volgere lo sguardo grigio verso l'unico raggio di sole che già filtrava dalla tenda scura.
Spike, che per sé serbava le parole.
Nella mente.
Nella mente avvolta di silenzio.