"Dammi un solo motivo per non stringere." - mormorò Angel, con un mezzo sorriso - "Non è così che prosegue la frase?"
Ma Spike non accennava ridurre la presa, mentre con il pollice percorreva, con movimento rotatorio, la superficie del morso.
Non aveva dubbi sul fatto che si trattasse di un suo marchio. Di colpo l'aveva percepito, sul corpo di Angel.
A metà di una frase c'era stato in lui qualcosa che non combaciava con quello che Spike sapeva.
Qualcosa che aveva a che fare con l'istinto.
E con la natura di vampiro.
Ed il resto era stato semplice da decodificare.
Soprattutto ritrovandosi Angel abbastanza vicino da verificare di persona.
Ed Angel, quel dannato farabutto, lo provocava. Come…
Scostò la mano come se si fosse scottato.
Angel che lo evitava.
Angel di cattivo umore.
Angel, con quel dannato sorrisetto.
Angel… o non Angel?
Ritrasse la mano, come se si fosse scottato. Una mano che Angel afferrò prontamente.
"Ehi…" - lo chiamò, tenendogli il pugno serrato tra le dita - "Guardami. Ti sembro pazzo e assetato di sangue?"
Spike strinse gli occhi e lo fissò meglio.
Ed Angel lo incoraggiò.
"Non guardandomi…" - gli sorrise - "E' una cosa che puoi sentire. Concentrati e scopri se sono di nuovo Angelus."
"No, non lo sei." - constatò infine Spike. Poi riprese la litigata da dove l'aveva lasciata - "Sei un bastardo anche con l'anima, Angel!"
"Un dannato…" - assestandogli un colpo in pieno petto con entrambe le mani - "bastardo!"
ed Angel lo lasciò fare. Restò fermo dove si trovava, seduto sul tavolino, e permise a Spike di urlargli contro ingiurie prendendolo a spintoni.
"Ma che avranno adesso da urlarsi contro…" sospirò Wes, alzando lo sguardo al soffitto.
"Non me lo chiedere…" - replicò faith, scocciata, in verticale al centro della stanza - "Vedi Cordy, è semplice…"
Cosi semplice che Doyle la teneva per le caviglie.
"Su, principessa, fai come dice Faith… trovalo semplice." - disse, cercando di appellarsi a tutti i suoi muscoli - "Wes, ti va di scommettere?"
"Su cosa?"
"Mettiamo caso che io sappia per cosa sta urlando Spike."
"se lo sai, non scommetto."
"Non essere così sofistico. Diciamo che potrei saperlo. Oppure che mi va di puntare sulla mia intuizione…"
"Proviamo…" - sospirò Wes poco convinto.
"perfetto!" - esclamò Doyle, sfregandosi le mani.
E finendo con il contemplare, allibito, quel groviglio umano sul tappeto che erano Faith e Principessa.
"Ti sei calmato?" - mormorò Angel, incassando l'ennesimo colpo.
Spike fermò le mani a mezz'aria.
"Sì. Sì." - mormorò, ringhiando- "Sono calmo. E voglio la verità. Subito."
"Questa è la verità." - rispose Angel, indicandosi il collo - "Mi sembra che tu possa ricordarti la procedura senza il mio aiuto."
"Avanti. Comincia dal principio."
Angel si passò la mano sugli occhi, mugolando per tanta cocciutaggine.
"ti ho portato qui all'Hyperion e ti ho steso su quel tavolo." - cominciò con voce monotona - "Quando abbiamo finito di sfilare le frecce, hai ripreso conoscenza. Almeno, sbagliando, ho creduto che tu fossi cosciente."
"Ed invece ti sbagliavi." - lo accusò l'altro.
"riesci ad immaginare cosa sia successo?" - Angel si alzò e si riempì nuovamente il bicchiere - "Forza, mostrami la tua perspicacia."
Spike lo fissò con sguardo di sfida.
"Era il mio…demone?" - annuì, concordando con la sua ipotesi- "suppongo di sì, perché io, consapevolmente, non ti morderei mai. Con tutta la scelta di colli che c'è in questa casa…"
La prendeva sul ridere. O almeno, con un pizzico di ironia.
Angel ne sorrise, sfiorandosi la tempia con le dita, prima di tornare serio.
"il tuo demone ha riconosciuto in me una fonte di energia. L'ho capito con un attimo di ritardo, per l'energia con cui mi hai bloccato. Non potevi averla. Non in quello stato. Mi hai tenuto fermo e ti sei servito."
E visto che spike restava in silenzio…
"Poi Westley e Doyle ci hanno separati. Ma è così che si è riacutizzato il nostro contatto telepatico."
"Sì, è più chiaro adesso." - sospirò Spike - "Figurarsi che ho spiegato la procedura a Faith meno di due ore fa… sai, la questione del rapporto vittima-vampiro…"
"Conosco l'argomento…"- rispose Angel, roteando il contenuto del bicchiere per vederne i riflessi.
"perché non me lo hai detto?"
"Non credo che sia una cosa che ti fa piacere."
"Ti riferisci al codice dei vampiri?" - Spike aggrottò la fronte e si fermò a pensare.
In effetti non si poteva negare quello che Angel stava dicendo. Mordere il proprio Sire senza permesso…
E per giunta… mordere Angel.
Fargli del male.
No, decisamente no. Non era una bella situazione né per l'anima né per il vampiro che erano in lui.
Tamburellando sul bracciolo, prese atto della questione.
"C'è una sola cosa che non mi è chiara…" - mormorò soprappensiero - "perché non mi hai respinto. Il mio demone è forte, ma tu saresti riuscito a fermarmi. Potevi impedirmi.. di farlo."
Ma non voleva.
E Spike l'aveva capito mentre ancora lo stava chiedendo. Angel non l'aveva fermato perché aveva recepito l'attacco come una richiesta d'aiuto.
Con l'istinto aveva tradotto il messaggio.
"Probabilmente ti avrei dato il mio sangue anche senza la tua iniziativa." - rispose, senza alzare lo sguardo - "In quel momento, ti avrei probabilmente dato anche l'anima."
"Angel… sei vagamente melenso." - lo punzecchiò Spike. Lo guardava storto, sentendosi in imbarazzo.
I giorni trascorsi avevano riacutizzato in loro la vicinanza che si era creata a Sunnydale. Qualcosa di intenso ed inspiegabile.
Non metteva in dubbio la tenacia di Angel a fare in modo che sopravvivesse. Taciturno e testardo in ugual misura, piantato in piedi al centro del salone.
"Probabile." - replicò l'altro - "Ma non eri un bello spettacolo, posso assicurartelo. Facevi… venire i nervi."
"Grazie tante. Una cosa carina da dire a chi si è fatto quasi ammazzare. E dimmi, fa parte del tuo altruismo non esserti fatto vedere per quasi cinque giorni?"
"A dire il vero, William, ci sono stato più di quanto pensi. E uno che dorme non dovrebbe pretendere di sapere cosa fanno gli svegli."
Spike lo fissò, lasciando ben intendere che, se si avvicinava, l'avrebbe morso di nuovo volentieri. E questa volta per piacere personale.
Angel sapeva irritarlo con quell'atteggiamento. Solo che, in quel frangente, sembrava più graffiante del solito. Demoliva le sue polemiche una alla volta, facendolo sembrare inconsistente.
Ed Angel si comportava in quel modo soltanto se aveva altro a cui pensare. Qualcosa di troppo grande, di troppo intenso, tanto da allontanare la mente da tutto il resto.
Verso cosa andava Angel?
"E' permesso?" - Lorne bussò discretamente contro la porta aperta. E Spike lo fissò, alzando scettico un sopracciglio, mentre entrava, con quella sua camminata a gambe lunghe.
Quasi in punta di piedi, posando cautamente le suole sulla moquette.
"Si può sapere cosa stai facendo?"
"Il comitato femminile del piano di sotto mi ha detto di non disturbarti e di non farti sforzare. Di non fare troppa confusione e non lanciarmi in qualche astrusa spiegazione, che tanto non ti interesserebbe." - spiegò sottovoce, giungendo finalmente al letto e saltandoci sopra.
Sedendo di fianco a Spike, appoggiato al testile nella stessa identica posizione.
Se non che uno continuava a sembrare solo un vampiro sarcastico e l'altro un principe del varietà.
Accavallò le caviglie, sbottonò la giacca, si mise comodo intrecciò le mani.
"Allora, infrangiamo qualche regola o facciamo i bravi?"
"Calcolando che le hai già infrante quasi tutte" - replicò Spike, fissandolo di sbieco - "Potresti raccontarmi le astruse teorie che non dovrebbero interessarmi…"
"In effetti potrei… da cosa vuoi cominciare? Da Angel che parla con la tua voce, oppure da Angel che ti salva la mente?"
"come dire che dobbiamo parlare di Angel?" - replicò automaticamente Spike - "Aspetta, un secondo… come sarebbe a dire che Angel parla con la mia voce?"
"Buffi scherzi della telepatia…."
"Come dire che ci risiamo?" - spike quasi strillava.
"Allora anche tu ammetti che vi è già successo?" - Lorne si assestò ancora, cercando di portargli via un cuscino - "E non tenere la bocca spalancata… non ti dona."
"Ma perché cavolo…"
"perché cavolo succede? La so io la risposta! Vuoi sapere la risposta?" - lo tormentò Lorne, spintonandolo amichevolmente. Spike viveva con gente troppo seria, non gli faceva proprio bene, in quel frangente.
Ci voleva qualcuno che lo esasperasse e lo distraesse.
"sentiamo…" - mormorò Spike, inarcando un sopracciglio.
"Vedi… come dissi a Doyle… non ci si deve preoccupare di qualcosa che esiste da sempre…"
"Non cambiare discorso! Io voglio… sapere…" - ed il resto della frase gli sembrò superfluo. Il suo cervello faticava a focalizzarsi.
Rimase come un tonno, a rimuginare. E Lorne si complimentò soddisfatto per la distrazione che gli aveva fornito.
Poi, in modo misurato, aveva aggiunto qualche breve informazione.
Breve, per dare spazio a molte, molte, molte battute.
"E doyle come ha fatto ad accorgersi?" - chiese. Angel era tornato al divano, con un altro bicchiere tra le dita.
"Come?" - Angel sollevò la testa e lo fissò.
"Volevo sapere come ha fatto Doyle ad accorgersi che eravamo in contatto telepatico." - ripetè Spike, per distrarlo.
"Non ero molto in me. Sono esploso ed è venuto fuori anche quello…" - scantonò Angel, ributtando indietro la testa.
E già, volevo solo uccidere Dru. Volevo ammazzarla, perché Darla, ovunque sia, non si sentisse sola.
Non le piaceva la solitudine.
Aveva bisogno qualcuno, qualcuno a cui far girare la testa.
Volevo uccidere Dru….
Pura follia.
Anche fosse, non avrebbe molta importanza.
Ho ucciso darla, William.
È semplice, devo dire solo questo. E l'interrogatorio sarà finito.
Ho ucciso Darla.
Uccisa.
Le sue labbra sono polvere.
Che differenza dall'ultima volta? Nessuna.
Se non che questa volta avrei potuto salvarla. E Dru me lo ha impedito.
Dru sapeva. Alla fine ho pagato quello che le ho fatto.
Mi ha portato via darla. E le ha offerto te su un piatto d'argento.
Ed ho paura a chiedermi chi sarà il prossimo.
"E perché sei esploso?" - insistette petulante.
"Perché doyle mi ha contraddetto su una questione"
"E perché Doyle ti ha contraddetto?"
"Perché gli sembrava che avessi torto."
"E perché…"
"William!" - Angel suo malgrado ridacchiò, coprendosi gli occhi. Quanti bicchieri aveva già bevuto? - "Andrai avanti ancora molto?"
"Dritto fino alla completa verità. Non so se ti ricordi, ma io ho più di centosessant'anni e so accettare benissimo qualsiasi tipo di truculenza."
Tu sì. Anch'io posso accettarla. Ma non riesco a dirla, questa dannata verità.
"Sono stato spietato, anzi, genialmente spietato per così tanto tempo che si potrebbe definirlo un record. È vero che, sulla propria pelle non sono il massimo, ma è inutile far finta che non sia successo."
"Ti è capitata cosa peggiore?" - replicò Angel, senza aprire gli occhi.
"Anche mettendomi d'impegno, non riesco a ricordarmi nulla di peggio." - rispose candidamente Spike.
Ed Angel, a quella frase, mise a fuoco il soffitto.
"Angel." - lo chiamò ancora - ""Posso chiederti una cosa?"
"E da quando hai bisogno il permesso per chiedermi qualcosa?"- mormorò, con voce impastata, tormentandosi con due dita i capelli.
Era indisponente. E Spike, guardandolo storto, espresse la sua perplessità.
"Sembri Angelus."
"Sembri Angelus."
"Sembri Angelus."
La frase gli rimbalzava nella mente, come se fosse un corridoio vuoto.
"Non mi sembra una domanda." - constatò, alzandosi.
"Potresti riempire un bicchiere anche per me, a questo punto. E porta vicino la bottiglia. Stai facendo la maratona da quando sei tornato." - Spike strinse impercettibilmente le labbra. Raramente Angel beveva così tanto.
Aveva a che fare con la sua vita mortale, con le cose che poteva cercare di non ricordare.
E visto che la sua richiesta sembrava essere ignorata…
"Vorrà dire che farò da solo…" - replicò, aggrappandosi ai braccioli.
"Ho ucciso Darla…. L'ho uccisa."
Spike si bloccò. La frase l'aveva raggiunto come una stoccata. Sentì uno spasmo percorrergli i muscoli, simile ad un brivido.
Un brivido di paura.
Paura….
Gli occhi di darla brillavano di fiamme.
Lo tenevano fermo, ma a stento.
Solo l'incedere di Darla sembrava invischiare i suoi gesti. Darla, nuovamente immortale.
Quante volte si erano visti, negli ultimi mesi? Parecchie.
Darla sembrava avere la tendenza a impicciarsi di questioni che non la riguardavano. Soprattutto se si trattava di affari di Angel.
Ma quel che frenava Spike era Drusilla alle sue spalle.
La sua Dru.
Che lo guardava, con occhi sognanti.
"Allora, piccolo William, ti piace la scenografia? Un vicolo, un bel vicolo. Con tanto fango, come quello da cui ti ha raccolto il mio bell'Angelus."
Spike non le rispose, ma sostenne lo sguardo, mentre la gatta si avvicinava, afferrandogli il mento con la mano.
Piantando le lunghe unghie perlacee.
"Allora, topolino… non sei contento di questo viaggio? Solo che questa volta non c'è nessuno che ti salverà dalla morte…"
"Non ho bisogno di essere salvato…" - ringhiò.
"Certo, ecco il tuo orgoglio…" - rise - "La tua passione per le cose ben fatte, per la lotta… ma qui ci sono le mie regole… vedi Angel? Vedi Drusilla che implora perché tu sopravviva? Nooo, qui ci sono io e non mi interessano i giocattoli… "
"Pensi che avrai Angel, in questo modo?" - adesso era il turno di Spike di ridere - "Tutte assurdità… nonna."
Darla contrasse le labbra, fino a renderle una linea distorta e maligna. E lo colpì, scavandogli in faccia un solco con l'anello.
Guardandolo richiudersi."Troppo veloce… davvero troppo veloce…" - sibilò.
Tese la mano e qualcuno le diede un coltello.
Spike oppose resistenza, mentre gli allargavano a forza le braccia.
"Bambino cattivo…" - cantilenò la vampira - "Sei un bambino cattivo…"
E Dru lo fissò in viso, mentre Darla con gesto deciso piantava il coltello nel polso, passandolo da parte a parte.
Nel silenzio.
E Darla era morta.
Morta.
Morta laddove il discorso di Faith si era interrotto, probabilmente.
Morta, dopo che il cellulare si era fracassato contro la parete.
Angel aveva ucciso Darla.
Ucciso.
Darla.
Le parole arrivavano staccate al cervello.
Angel vuotò in un sorso l'ennesimo bicchiere. Asciugandosi le labbra con il dorso della mano.
Girandosi e andando verso Spike.
"L'ho uccisa. È questo che nessuno poteva dirti.
È questo che non avrei voluto che scoprissi.
Perché?
Perché l'ho uccisa io." - aveva un tono freddo, come se provocasse. Camminava, con le mani in tasca e c'era in lui…
Sembri… Angelus…
"L'ho uccisa.
Una volte detto è più facile ripeterlo.
Ha telefonato. Voleva sapessi che era stata opera sua. Voleva essere certa che la violenza avesse esaltato il mio demone. Che mi facesse tornare da lei.
L'ho lasciata parlare.
Darla pensava a me… ed io ho cercato quel pensiero… fino a quando non mi ha detto dove si trovasse. Il suo sangue, nel mio è stato probabilmente il tramite, anche in questa vita.
L'ho stretta tra le braccia ed ho danzato con lei.
Ero coperto del tuo sangue e lei ne era esaltata.
La mia Regina…
La mia bellissima Regina…
Abbiamo danzato e poi…
Non potevo sferrare il colpo. Sapevo che non sarei riuscito a farle del male.
Non ho mai voluto…
C'era Faith con me. L'ho usata. Perché uccidesse al mio posto.
E Darla è svanita. Dissolta.
Ho scelto.
Semplicemente scelto."
Si interruppe e si fermò. In piedi, poco lontano da Spike. Con quegli occhi che si ritrovava.
E riprese a parlare.
"Quando sono tornato non c'era tempo per soffrirne. Ero furibondo. E non importava del resto. Eppure…
è nata così la discussione con Doyle. Io volevo andare a caccia di Drusilla. Volevo regolare i conti, volevo finire il lavoro.
Il mio demone è tornato in superficie, non riuscivo a frenarlo.
E ci ha pensato Doyle.
Non sono stati i tuoi pensieri a guidarmi. Volevo vendetta.
Ho ammazzato darla come ammazzai mio padre.
Perché faceva soffrire le persone che amavo.
Perché l'amavo.
Come amavo Darla.
Come amo…"
Le parole sembravano morire nell'incredulità. Angel, con occhi sbarrati, scoteva il capo e fissava il tappeto.
Con un sorriso strano.
"Andiamo, che importanza può avere" - si rispose, con esaltazione- " Ho ucciso una delle più grandi puttane mai vissute nel mondo sovrannaturale. L'ho uccisa nobilmente, senza la sofferenza che si meritava. L'ho uccisa… ancora.
Ancora.
È morta.
Non l'ho salvata.
Che importa il resto. Avevo la possibilità di salvarla.
E Dru lo sapeva. Sapeva cosa avevo intenzione di fare. È venuta per questo a Los Angeles, lei, con le sue dannate visioni, a rendermi il favore.
Non si può nascondere le stelle agli occhi di Drusilla.
Ho fallito.
…
Non l'ho protetta da Drusilla.
…
Non l'ho protetta da me.
…
Non ho protetto te.
Ed ho distrutto ancora una volta la famiglia."
Le lunghe pause di silenzio servivano per affondare meglio la lama nel proprio cuore.
Angel fissava Spike come si osserva l'espressione di una statua di pietra, immaginando cosa potrebbe dirsi se avesse un'emozione.
Ma da Spike non traspariva nulla. Nulla, nei suoi occhi chiari.
Immobile, le ginocchia appena piegate ed inerti, le mani ancora aggrappate ai braccioli.
Spike non aveva parole. Le poche, giunte quasi alle labbra, erano morte nella voce spenta di Angel.
Angel che uccideva Darla. E lasciava che, nel fondo del petto, Angelus di dibattesse, impotente e ferito.
Angel ed Angelus, uno carnefice dell'altro. Entrambi innamorati della stessa donna.
Angel aveva fatto giustizia. Angelus non l'avrebbe mai lasciato in pace.
Darla si era fusa con la sua rabbia.
Ed Angel nel sottomettere se stesso, con la morte della sua regina, s' era provocato una ferita incolmabile.
"L'ho pianta. Ma non è valso a nulla.
È come un vuoto che arde, qui, vicino al cuore.
Non c'è più.
Da tanto tempo non sentivo più la sua presenza. Ma solo ora me ne rendo conto."
Sono di nuovo orfano.
Orfano, ancora.
Spike lo fissò, mentre chinava il capo, in segno di sconfitta.
E la rabbia gli fluì nel cuore, innanzi al vittimismo.
Ingiustamente.
Freddamente.
Angel, ubriaco, in piedi innanzi a lui, a piangere un'assassina, una dannata assassina.
Una donna di strada, capace di irretire un ragazzo, rubargli l'anima, fissarlo, mentre massacra la famiglia.
La donna che lo aveva allontanato da Kate.
Una donna che aveva riso nello sfondare le vene di Spike e tramato nell'ombra.
La donna… di Angelus.
La rabbia.
La rabbia come un fluido, lungo il suo corpo.
Spike si aggrappò ai braccioli e si tirò in piedi. Nell'istante stesso in cui raggiunse la posizione eretta, una fiammata gli attraversò le gambe, portando via i brandelli di forza che l'avevano guidato.
Lo slancio gli permise di assestargli un pugno, barcollando, prima di volargli addosso.
Per Angel si trattò di una frazione di secondo, il tempo misurato nella luce che di colpo vide negli occhi di Spike.
E se lo ritrovò di fronte, in piedi, su gambe che non restarono diritte. Vide il dolore passargli nei lineamenti ed il colpo lo raggiunse in pieno viso.
Era ubriaco. Fino a quell'istante non ne era stato veramente consapevole.
Spike gli volò addosso e, insieme, finirono sul tappeto.
La vista di Angel si annebbiò, nel cadere di schiena.
Un istante, mentre un secondo pugno già si librava nell'aria.
Rimase fermo, con le braccia lungo i fianchi. Afferrandogli un ginocchio, mentre Spike, con una velocità inaudita per i suoi sensi narcotizzati, si assestava, in una posizione di puro vantaggio.
Spike, a cavalcioni sullo stomaco.
Spike, che lo colpiva senza pietà. Con la rabbia in un sussurro di parole.
"Vigliacco.
Vigliacco.
Nient'altro che un vigliacco.
Non potevi dirmelo… cosa pensavi?
Un pianto e via?
Una risata?
Anche per me significava qualcosa. Cosa credi che ti avrei detto?Va e Uccidi?
Dannazione, lascia che siano gli altri a reagire, non risponderti sempre da solo."
Imprecava e colpiva. Non riusciva a fermarsi.
"Parla con me, maledizione.
Parla!
Smettila di uscirtene con le tue frasi lapidarie!
Non esisto solo nella tua mente. Sono reale. Sono vivo.
Sono ancora vivo.
E…"
L'ultimo colpo si librò in aria senza colpire.
La mano che lo teneva fermo per il maglione divenne di colpo pesante sul petto di Angel.
Spike, spompato, lo guardò ancora.
Con occhi grandi e lucidi.
Di un azzurro fatto di lacrime.
Scosse il capo, senza abbassare il pugno. Lo fece, per snebbiare la vista.
E dovette cedere.
"Non ti avrei mai chiesto un sacrificio del genere. Io… non volevo."
Scivolò inerte ed Angel, pesto e dolorante, l'accolse sul torace, pensando per un attimo che avesse perso i sensi.
Ma si sbagliava.
Spike gli scivolò a fianco, sdraiandosi sul tappeto.
Senza trovare il coraggio di voltarsi a fissarlo.
Gli attimi di silenzio. Si susseguirono. Rimasero immobili, in attesa.
I lividi di Angel svanirono lentamente, ricomponendo i lineamenti laddove Spike li aveva spaccati.
Sulla labbra di Angel,ormai secche, restava solo il sapore salino del sangue di Spike, scaturito dalle nocche spelate.
"Non volevo la vendetta.
Non ne avevo bisogno.
Non volevo che tu facessi il suo gioco.
Darla ha rischiato di vincere, lo sai? È riuscita a scatenare la tua rabbia, ha riportato in superficie il tuo demone quel tanto che bastava da pagarne le conseguenze."
Il tono di Spike era pacato.
Si era sfogato e, insieme alla sua furia, sembrava scivolato via anche il torpore di Angel.
Si voltò e fissò la nuca di Spike.
"Non avevi più niente in comune con questa Darla.Se l'hai trovata, non è stato grazie al vostro sangue comune. Ma al nostro sangue comune. Darla si è nutrita di me, allora…"
darla strattonò ancora il coltello. Poi, incontrando l'articolazione del gomito, sfilò la lama.
E si applicò per lacerare l'altro braccio. Poi soddisfatta, battè le mani deliziata. E si leccò le dità. Voracemente.
"Mio piccolo William… il tuo sapore è come lo ricordavo. Forte, caldo. La mia Dru ha buon gusto. Ed Angelus… Angelus non è stato tirchio, ad elargirti forza. Sei una delizia…" - aggiunse ridendo - "per il palato…"
lo stavano legando. Il sangue gli scorreva copioso lungo il torace, mentre lo sollevavano da terra, strattonandolo per i polsi.
Darla, con un nuovo lampo di follia, si accostò ancora, posando le labbra sui tessuti impregnati.
Uno dei suoi scagnozzi, ridendo e scherzando, in mezzo ai suoi, le porse un bicchiere.
Un bicchiere…
Un calice veloce a riempirsi, sotto quella cascata.
"Nulla tra di voi… assolutamente nessuna somiglianza….
Forse con la ragazza che è tornata ad essere per un breve periodo…ma non potevi redimerla se lei desiderava solo vivere. Preferiva la non-vita alla morte…. Come darle torto…
Non ti libererai di questo peso, lo so bene. Sei fatto così.
Dipende dalla stella sotto cui nasciamo, probabilmente. Tu sei capace a credere nella giustizia anche quando va a tuo discapito. Non possiamo farci niente.
Darla.
Eppure, quando penserai bene di flagellarti, ricorda l'altra tua ragazza…"
"Buffy?" - chiese Angel.
E così si scambiarono un'occhiata.
"Perché? Ne hai un'altra ancora?" - lo sfottè Spike, inarcando un sopracciglio.
Facendolo sorridere.
E tornando serio.
"Buffy ha fatto come te. La cosa giusta con tanta sofferenza. Un colpo di spada ed ha salvato il mondo. È questo il motivo per cui hai ucciso darla, Angel. Non per vendetta.
Lo so io come lo sai tu."
"Non ne sarei tanto sicuro…"
"Doyle ha fatto bene a fermarti. Uccidere Drusilla sarebbe stata veramente un'azione gratuita. Colpevole anche lei… ma in un modo differente da quello che pensi…"
"Adesso sei tu che mi nascondi qualcosa." - mormorò Angel.
"Certo. Ma è un conto aperto tra me e lei. Avrò comunque il tempo di decidere. Tanto più che, anche volessi fare qualcosa già adesso, la mia mammina me lo impedirebbe, no?"
"Probabile… del resto." - Angel si massaggiò la mascella - "Ti credevo messo peggio…"
"Vedi? Guarda quante volte ti sei sbagliato negli ultimi tempi! Tu mi chiedessi…"
"William, posso farti una domanda?"
"Angel, lo sai che i nostri problemi sono cominciati proprio con questa frase?"
"Mi hai sentito morire quando Buffy mi ha ammazzato?"
Rimase un attimo in silenzio.
Era strano. Lui ed Angel, sdraiati sul tappeto a parlare del passato. Restavano solo i loro toni di voce sommessi.
Un attimo di silenzio.
"Sì" - infine rispose - "Ti ho sentito."
La strada era deserta.
Ma è logico.
Stanotte si combatte per il mondo…
La Cacciatrice contro il grande Angelus, della stirpe del Maestro.
Il Terrore del vecchio mondo contro una ragazzetta bionda e insulsa.
Con spina dorsale. E forza.
Non disprezzabile, tutto sommato. Che vampiro potrebbe essere…
Drusilla dormiva, rannicchiata sotto il suo braccio. Ancora non sapeva quanto fossero già lontani da Sunnydale.
Dove stessero andando?
Avrebbe potuto chiederlo alle stelle.
E, in quell'istante, mentre la radio perdeva il segnale, il mondo sembrò avere uno scarto.
La terra sussultò, perché tutti sapessero. Sapessero che non erano finiti nel pulviscolo stellare.
Ma per Spike e Dru si trattò di ben altro.
Il cuore di Spike divenne ghiaccio. E Dru si svegliò, sbarrando gli occhi. Brancolò e Spike la trattenne, perchè non fuggisse lontano, incontro alla luce.
Il cielo conobbe un arcobaleno, ma i loro occhi videro solo il nero della scomparsa.
Spike si appoggiò al volante e chiuse gli occhi. Li chiuse, picchiando colpi regolari.
La litania di Drusilla gli mozzava il respiro.
Scese dalla macchina ed accese una sigaretta. Poco lontano nel deserto, soffiava il vento. E Spike lo prese a calci, con rabbia.
Urlò.
Ed il suo dolore divenne un fischio nel buio.
Pestò i piedi, colpì il paraurti.
E gli sfrecciarono nella mente i poeti inglesi della sua giovinezza.
Un ricordo, vecchi versi e parole ormai scardinate dal loro contesto. Urlò ancora e lanciò lontano la brace ancora rossa.
Drusilla lo cinse alle spalle. Posò il capo sulla sua schiena, ascoltò il battito disperato del suo cuore. Del Cucciolo ormai orfano di un idolo.
Ma le stelle già le sussurravano un nuovo segreto.
"E' stato brutto."
Ma preferì non aggiungere altro.
Lentamente gli occhi si chiusero.
Gli sembrò fossero passati pochi minuti. Eppure il sole filtrava già.
Spike si riscosse. E, girandosi appena, seppe di essere ancora sul tappeto.
Ed Angel a fianco, così come lo aveva lasciato. A fissare il soffitto.
Spike si mosse, inquieto, percependo tutti i dolori del suo corpo.
"Non potevi essere tanto sollecito da riportarmi a letto?" - mormorò, disperdendo gli ultimi fumi del sonno.
Fumi…
C'era odore di sigaretta…
"Sei saccente anche appena sveglio…" - costatò Angel. Stava sdraiato, con un braccio dietro la testa.
Fumava, serafico, come se fosse sdraiato in un campo appena falciato, a fissare nuvole impazzite.
Spike lo fissò. Gli sarebbe piaciuto sedersi, ma il suo orgoglio sussurrava di non dare a vedere un fallimento. Angel si voltò a fissarlo e gli offrì il pacchetto. Ma Spike rifiutò.
"No, no, goditele."
Non aveva voglia. Era di un umore stranamente malinconico. Certo, che sciocco… prima non aveva avuto il tempo…
Darla, morta.
Certo, non una cosa allarmante per chi già una volta era risorto. Eppure, in cuor suo, Spike si augurava fosse l'ultima sua dipartita.
Soprattutto perché Angel si riduceva peggio ogni volta.
Darla.
Un turbinio elegante di vesti profumate.
Abbagliante.
Lontana da Spike mille miglia.
A differenza di Drusilla, capace di amarli entrambi, darla aveva ben chiara la sua scelta. Darla fondeva prestigio e amore in una sola figura. E, tra le mani, aveva il rampollo più promettente della sua generazione.
Angelus era un fiore all'occhiello.
Se così si poteva definirlo senza finire scorticati vivi.
Darla…
Spike si fissò la punta delle dita, strofinò polpastrello a polpastrello.
E di colpo vide il sangue sulla pelle.
"Allora Topolino… è stato piacevole?" - Darla entrò, scivolando lungo le pareti.
Al centro stanza, con i cadaveri dei padroni di casa ancora caldi, stava Spike. Si era seduto su un elegante poltrona in velluto, posando beffardamente i piedi sul pianoforte.
Si contemplava le dita, alla luce della lucerna. E lo stesso raggio gli illuminava il viso ed un enorme squarcio nel petto.
La ferita pulsava, ma Spike non sembrava molto preoccupato.
"Vedo che la micetta è stata poco amabile…"
"Ha cominciato a far le fusa solo quando si è ritrovata sventrata."
"Morta?"
"Purtroppo no." - mormorò Spike con rammarico. Si leccò avidamente le dita, poi si alzò, ondeggiando appena.
"Sei… ubriaco?" - disse Darla, con una punta di sarcasmo. la ferita la disgustava. Scostò gli occhi, con espressione seccata.
"Non del tutto, anche se alcool e sangue di Cacciatrice… anche i suoi genitori erano buoni… diciamo, energetici." - Spike diede un calcio all'ex proprietario di casa e scoppiò in una breve risata - "Non ho pensato di tenerne da parte. Per te."
"Non crucciarti…" - replicò Darla, accarezzando con le punta delle dita i mobili, camminando lungo il perimetro della stanza, per non sporcare l'orlo con il sangue raggrumato che impregnava il tappeto - "Sono venuta a comunicarti la mia intenzione di lasciare te e Drusilla."
Spike la fissò con i begli occhi da predatore. Incrociò le braccia ed aspettò.
"Il Maestro mi ha chiamata… pare che ci siano cose divertenti da fare, in America. Ho bisogno di distrazioni… la guerra in Europa è piacevole, ma, alla lunga, annoia. Prometto di scrivere." - aggiunse distratta, tormentando il canarino nella sua gabbia.
"Perfetto.."
"Se torna Angelus, digli di raggiungermi…"
"Angelus non tornerà, Darla." - Spike si mosse verso di lei, fino a chiuderla in un angolo - "Ma, in quel caso, sbarcheremo tutti insieme a giocare con i tuoi balocchi."
Darla gli accarezzò le labbra, prima di assaggiarle. Spike sapeva di predatore, dalle sue labbra sgorgava il sangue dell'Acerrima Nemica. Mischiato all'immortalità.
Perché no … una volta ancora, prima di andar via.
Forza topolino, pensò, mentre Spike già la spingeva sul tappeto.
Bevi dalla coppa del Re.
"Su una cosa avevi ragione… aveva una notevole carica sensuale." - constatò.
L'occhiata di Angel lo sorprese.
"Non penserai di essere geloso dopo più di ottant'anni! Mi hai lasciato solo con loro due e… ma con Darla solo una volta. Aveva di che trastullarsi anche senza il mio aiuto." - protestò.
"Mi giunge nuova questa…"
"Angel! Per la miseria, sei geloso sul serio! Ma è una cosa da non credere!"
Angel aprì la bocca per replicare. Poi la richiuse, perplesso.
Si grattò una tempia.
Era vero. Era gelosia.
"Se stai per dirmi qualcosa di melenso e stupido sulla correttezza e l'amicizia, ti farò notare che, ai bei tempi, tu gestivi una splendida relazione con la mia donna. Ed anche che la lealtà non è contemplata nei rapporti tra vampiri, se, per caso, non ti ricordi."
Angel fece per ribattere. Poi, girandosi, notò di nuovo quel lampo fugace di tensione.E dolore.
Non disse nulla. Sapeva benissimo che Spike probabilmente aveva male alle ferite. Anzi, conoscendolo, in frangenti normali, si sarebbe alzato e l'avrebbe sovrastato, per tormentarlo meglio. Se non lo faceva, la spiegazione più semplice era che non ci riusciva.
La sua vita con Spike era fatta così.
Sapere e non dire.
Capire, ma non dar a vedere.
Si sedette, noncurante.
E Spike lo guardò, con aria di sfida.
Angel si alzò da terra. Rimase piegato su un ginocchio, come uno che si prepara a mettersi in piedi.
Poi gli tese una mano.
"Che ne dici se approfittiamo di divani e poltrone?"
"No, grazie, sto comodo qui…"
"Non comportarti come un mulo o ti sollevo di peso." - lo minacciò l'altro -"Stasera sei riuscito già a fare capricci, prendermi a pugni, confessarmi una relazione con l'amante che ho appena ammazzato. Mi sembra abbastanza."
"Mi rallegro che tu la prenda così bene." - gli rispose l'altro -" Siamo da capo. Rovini sempre tutto! Un attimo di intimità, un monologo drammatico degno del buon vecchio William, una bella rissa.. e tu li chiami capricci!"
"Il buon vecchio William? Parli di te in terza persona?"
"Mi riferivo a Shakespeare!" - rispose l'altro con un moto di stizza - "Io sarò anche un mulo, ma tu sei un asino."
Fece lo sbaglio di incrociare le braccia e sembrare arroccato sulle sue posizioni.
E fu così che si ritrovò ad un metro e mezzo da terra, a soffiare ancora, come un gatto arrabbiato.
E fu allora che Angel lo sorprese.
Lo mise a terra, rinunciando a tutti quegli strilli dritti al suo orecchio. Lo piantò sulle sue gambe e lo tenne per le spalle.
"Allora! Tu la piantassi di comportarti come un vecchietto inacidito…" - s'interruppe, per bloccare il pugno che stava per prendersi.
"Piantarla io? Me ne stavo a pensare ai cazzi miei, quando l'impavido eroe è rincasato portandomi in dono tutte le sue seghe mentali!"
Il gergo non era dei migliori, ma bisognava ammettere che c'era un fondo di verità.
Ad Angel non sembrava il caso di fargli notare che lo stava tenendo in piedi. Avrebbe solo peggiorato gli insulti.
"E adesso mi lasci andare, per piacere?" - concluse Spike, picchiandolo sullo stomaco.
Il desiderio di fargli battere il muso per terra divenne irresistibile. Angel si appellò a tutto il suo autocontrollo.
Afferrò Spike per il bavero e lo resse con una mano sola. E questo, con una coscienza sporca che non aveva pari, girò la testa, pronto al pugno che sapeva di meritarsi.
E riaprì un occhio, solo quando lo schiocco dell'accendino lo colse di sorpresa.
Si accendeva una sigaretta.
Con un'espressione che era tutta un programma, reggendo la sigaretta tra le labbra.
A distanza così ravvicinata, i suoi occhi erano un libro aperto per Spike.
Laggiù, in fondo, nascosto sotto altre mille elucubrazioni, si annidava un po' di tranquillità.
Il suo Sire poteva anche non rendersene conto, ma la risalita era iniziata anche per lui.Spike lo fissò, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Bevi come una spugna e fumi come un turco? Allora sei veramente stressato! Avresti proprio bisogno una vacanza…"