Stava seduto sul cornicione.
Le gambe nel vuoto.
Il sole, calato da poco, illudeva ancora la città che il giorno non sarebbe finito.
Il fatto che Spike fumasse sopra le teste di tutti, sporto pericolosamente nel vuoto, rendeva certezza l'arrivo delle tenebre.
Aveva camminato. Tutto il giorno. Ma nessuno si era anche solo affacciato da una porta.
Ehi, gente… sono qui…
Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
L'Hyperion era piccolo rispetto alla sua tensione.
Era come se il suo nervosismo riempisse ogni spazio. Fino alla più piccola particella, ogni mattone, ogni lembo di stoffa.
Aveva fumato, camminando avanti e indietro per i corridoi, su dalle scale. Poi nel seminterrato. Aveva colpito il sacco fino a cadere a terra stremato. Ed era rimasto a giacere sul tappeto, con il pavimento che girava.
Fissando il soffitto, cercando un appiglio.
Senza trovarlo.
Perdendo i sensi.
I colpi erano cessati.
Faith socchiuse il libro e, cautamente, si alzò,uscendo alla luce.
Spike non l'aveva vista, seduta nel cortile, al di là della porta socchiusa.
Seduta a terra, nella frescura del terriccio, incurante dell'umidità che stava respirando. Un clima quasi tropicale l'avvolgeva. E persino il libro sgualcito che teneva tra le mani aveva qualcosa di pigro e riposante.
La porta del seminterrato, con il suo cigolio tipico, le aveva detto dove alla fine si era rifugiato il vampiro biondo. E quando, a pugno su pugno, si era sostituito il silenzio aveva deciso di alzarsi ed indagare.
Dapprima aveva pensato che stesse solo pensando. Si era avvicinata, silenziosa come sempre. E, prima ancora di chinarsi, si era concessa un istante per guardarlo.
Doveva essersi aggrappato al sacco, prima di scivolare a terra. Appariva contorto, sdraiato con una leggera torsione dl busto, il braccio destro abbandonato sul torace. Quello sinistro proteso, come se avesse cercato un appiglio, come se avesse provato ad afferrare qualcosa.
La testa girata,la guancia a contatto con il tappeto. Le ciglia erano quasi argentee nel rifinirgli le palpebre.
Era bello. Lo era sempre stato, agli occhi di Faith.
Sin da quando aveva varcato la porta dell'Hyperion, camminando baldanzoso dietro Angel. Anche se non era al massimo della forma, anche se tendeva ad andare lungo disteso più di quanto la dignità di vampiro tollerasse.
Il suo volto si alternava con mille espressioni nella mente di faith.
Quella con cui camminava… oppure quella che riservava a cordy. O ancora il sorriso sarcastico che si stampava sul muso per parlare con westley.
Oppure quando li aveva accompagnati per la prima volta a combattere, fianco a fianco, con Angel che non lo perdeva di vista un istante.
Li aveva sentiti litigare, una volta tornati indietro.
Poi, per una settimana, si erano accuratamente ignorati. Le poche volte che si rivolgeva ad Angel, lo faceva chiamandolo "mammina". Mostrando tutti i denti.
Angel sopportava di buon grado. E l'unica volta in cui aveva alzato gli occhi al cielo, Spike ne aveva approfittato per un'altra discussione.
Una litigata delle loro… con Angel impegnato a fare altro e Spike alle costole, con un sacco di lamentele. Da una stanza all'altra.
Poi avevano sbattuto le reciproche porte ed era tornato il silenzio.
"Mi domando come fosse, quando erano entrambi senza anima." - aveva commentato Westley, dal centro dell'ingresso.
Poi, un'altra avventura. Una nuova missione. Di nuovo a combattere, spalla contro spalla.
E quindi una nuova litigata.
Le porte dell'Hyperion si stavano rivelando parecchio solide….
Poi era sparito.
Nell'ingresso, sopra al tavolo, bene in vista, un biglietto.
Che sorpresa, anche la sua calligrafia. Elegante e sottile. Nel suo linguaggio conciso.
"Ho da fare. Tornerò. W."
Un messaggio per Angel, diceva quella firma. Ma dove tutti potessero leggerlo, nel caso il grande eroe si fosse chiuso in un ostinato silenzio.
Entrato ed uscito dalle loro vite.
Entrato ed uscito dalla sua stessa vita, a cavallo di un dicembre di normale isterica routine. Ritirandosi in disparte nel mese dell'anno che più sembrava soggetto ad eventi soprannaturali.
Ed infine eccolo.
Il grande spike.
Sdraiato al centro della palestra.
Perso in chissà quale casino.
Due settimane? Quattro settimane? Otto? Era già passato così tanto tempo? Erano trascorse solo settimane?
Gli erano sembrate lunghe?
Oppure erano state brevi, poco più di un soffio da aggiungere ai suoi due secoli?
Aveva mai pensato, con il suo cuore ottocentesco, di vedere sorgere il nuovo millennio? Dove era, quando il mondo aveva esultato per le profezie andate in fumo, sulla mancata fine del mondo?
C'era stato anche un singolo umano ingrato, si domandò Faith, che aveva chiesto grazie, sapendo che, dietro alla vita che continua, si nascondevano gli eroi.
E soprattutto…
Avrebbe accettato, avesse saputo, di farsi salvare da un gruppo di delinquenti?
Ad esclusione forse di cordelia, tutti loro avevano un passato da non dire.
E faith annoverava anche una gioiosa permanenza a spese dello stato.
Spike.
L'ultimo acquisto della Angel Investigation. Di ritorno da chissà qualche rocambolesco viaggio spirituale.
Faith sorrise cinica ed incrociò le braccia.
Inclinò un po' il collo, per vederlo meglio in viso. Poi respirò a fondo.
E spike la fissò. Come se avesse sentito il suo nome urlato ad un megafono.
"Che vuoi, Cacciatrice?"
"Io niente. E tu?"
"Sto riflettendo. E gradirei restare solo."
Faith gli sorrise, accendendo in lui una punta di irritazione. Poi sedette a terra. Spike, perfettamente immobile, la seguì con lo sguardo.
"Immagino sia d'obbligo dirti: bentornato." - disse, posando i gomiti sulle ginocchia. Ed intrecciando le mani.
"L'educazione è una gran bella cosa." - concordò lui - "Ma se ci mettessi un po' d'affetto, sarebbe più apprezzato."
"Non ho fatto in tempo ad affezionarmi." - replicò faith- "Sei rimasto il tempo necessario per una manciata di grattacapi. Poi sei sparito. Con un stupido biglietto che ti fa apparire retrò, oltre che cafone."
"Ma sentitela." - mormorò spike, sdraiato sul fianco e puntellato su un gomito - "qualcos'altro da dire, campionessa di lealtà?"
"Certo. Non mi piace la gente che approfitta di Angel."
Spike la fissò, mentre la mandibola subiva di colpo l'effetto della gravità.
"Frena un secondo, faith!" - esclamò, tirandosi di colpo a sedere. Sorprendendola, nel pronunciare il suo nome, come se da una vita discutessero cose importanti, sdraiati su un tappeto - "io non mi sono approfittato di angel! E non credo che ti abbia detto una cosa del genere."
"non ha avuto bisogno di dirlo!" - scattò - "Era preoccupato! Tu l'hai punito perché si preoccupava troppo, facendolo preoccupare il triplo."
"ma figuriamoci! So badare a me stesso. Ed angel lo sa benissimo! Chiediglielo!"
"Sì, come no! La stessa cosa che ha detto lui quando ha letto quel tuo fottuto messaggio. Spike sa badare a se stesso, ha detto! Può fare ciò che meglio crede, ha detto! E avesse provato almeno lui a credere a quello che diceva!"
"io non ho più l'età per avere mammina che mi controlla."
"Ma finiscila!hai avuto l'anima, non perso le palle. Comportati da uomo! O da vampiro. O da quello che ti pare. Ma fallo bene! E non aggiungere rogne al campionario di angel!"
"E ti pareva. Il grande tormentato e le Cacciatrici. O lo amano o lo difendono!" - sputò lui. Pentendosi quasi all'istante.
Lasciandosi andare sul tappeto, con un tonfo. Un braccio disteso verso faith, una mano alla fronte.
"smettiamola." - concluse freddamente - "O inizierò a dire anche quello che non penso."
"Ah, tu pens…" - Faith si interruppe e moderò il nervosismo - " va bene, su questo potresti anche avere ragione."
"Grazie amore…" - mormorò spike, passandosi le mani sugli occhi. Fino a tirarsi quasi i lineamenti verso il mento.
Faith soffocò una risata.
E visto che spike la fissava scocciato, ne dovette soffocare un'altra, con una mano, scotendo l'altra per dirgli di lasciar perdere.
"almeno rendimi partecipe…"
"La tua faccia… era forte." - rise ancora lei - "E' la faccia che fa Wes quando io spacco più roba del necessario… quando faccio danno, insomma."
E spike, di tutta risposta, alzò anche un sopracciglio.
Ma non fece commenti.
Si appellò ad una pazienza che, da molto tempo, le cacciatrici si divertivano a mettere a dura prova. E riaprì la conversazione.
"Da capo." - disse - "Mi sembra il caso di farti notare che io ed angel ci conosciamo da molto tempo. Io so come è fatto. Lui sa come sono."
"Sì, certo. Tralasciando la differenza che passa tra il 'prima' e il 'dopo'." - replicò Faith, alzandosi in piedi, per meglio sottolineare il concetto sottinteso - "Io non saprò molto di redenzione. Ma di demoni mi intendo. Soprattutto di demoni interiori. E non ne esiste neanche uno che giustifichi quello che hai fatto!"
"ricominciamo…" - sospirò il vampiro. Senza smettere di ascoltarla.
Ed infatti faith non accennava l'intenzione di lasciare spazio per una risposta.
"pensavi che Angel ti avrebbe fermato? È per questo che sei andato via come un verme? strisciando?" - qui le sembrò il caso di sottolineare il concetto - "se siete così certi, tutti e due, di quello che dite, perché non ve lo siete detto sul muso? perché siete due sciocchi!"
questo comprendere Angel nella predica, lo divertiva alquanto.
E faith era già pronta a puntargli contro il dito.
"Stai pur tranquillo! Ho esposto anche a lui questo concetto! Forse in maniera più gentile, calcolando che non c'era bisogno di infierire."
"perchè, su di me sì?" - non aveva voglia di arrabbiarsi. La ragazzina sputasentenze era irritante e interessante allo stesso tempo.
"oh certo. La colpa è tua!"
"tu, cacciatrice, non sai di cosa stai parlando!"
"Perché tu, invece, sai cosa stai facendo! Deve essere per questo che hai fatto l'eroe solitario a Natale! Faceva parte del tuo personaggio? Non volevi l'imbarazzo dei pacchetti sotto l'albero? Cos'altro?"
"affari miei."
"Affari tuoi finchè vuoi, certo! Ma sarà meglio che tu ti decida a diventare più loquace, per il bene di tutti! Nessuno chiede i cosiddetti affari tuoi… ma le comunicazioni di servizio ridurrebbero i grattacapi!"
"E cosa cambia?"
faith si interruppe. Non associava la domanda a quello che aveva appena detto. Spike, con una calma che non gli era consona, la fissava, interrogativo.
"Cosa cambia… cosa?"
"cosa cambia se ti dico che me ne vado? L'ho scritto. Ho addirittura specificato che sarei tornato…" - obiettò ancora Spike. La strategia funzionava. Un'espressione perplessa e via! La ragazza sembrava perdere le sue certezze.
No, forse non funzionava così bene.
Faith si piantò le mani sui fianchi e riempì i polmoni.
"E non fare giochetti con me! Sai benissimo di cosa sto parlando! E questa nostra discussione avrà termine solo quando mi dirai che hai avuto torto. Ed io dovrò sentire la contrizione, nella tua voce! Mi sono spiegata?"
"Se vai avanti così, sergente in gonnella, sentirai solo costrizione, nella mia ammenda!" - scattò spike - "Sempre che tu sia veramente così brava da costringermi a qualcosa che non ho intenzione di ammettere."
"Ah-ha!"
"Ah-ha cosa?"
"Ammettere! Hai detto ammettere!" - faith gli sventolava un dito sotto il naso - "allora sai che ho ragione. Non ho bisogno di convincerti, perché è una cosa che già sapevi. È per questo che stai facendo l'animale in gabbia da quando sei tornato! Perché non sai come cavarti fuori dal casino in cui ti sei cacciato!"
spike la fissava in silenzio. E nulla di ciò che passava sulla sua faccia era ciò che avrebbe voluto esprimere.
Ma faith non intendeva fermarsi.
"Ammettilo!"
"Ammettilo! Qui e subito!"
"lo ammetto."
Faith si bloccò. Forse non aveva sentito bene.
"Faith, ho detto che lo ammetto. Ho avuto torto. L'ho fatto per testardaggine. Per dimostrare a me stesso che potevo fare ciò che volevo. E sono…" - dovette imporsi di dirlo - "… dispiaciuto."
Faith lo guardava, scettica. Era il suo turno per avere un sopracciglio puntato verso il cielo.
"Faith! Sono serio." - sbuffò spike - "Forse lo ammetto perché mi sono stufato di sentire la tua predica. Ma lo pensavo anche prima che tu ti lanciassi a farmi sentire uno schifoso ingrato."
Che poi, probabilmente, sono anche. No, meglio non dirlo, questo.
Nemmeno una risposta. Braccia incrociate ed espressione arcigna.
"faith…" - spike prese fiato e perse autocontrollo probabilmente nello stesso momento - "Se non senti l'indispensabile contrizione nella mia voce, allora sturati le orecchie!"
Faith lo squadrò ancora e si risedette. Sembrava che, una volta raggiunto l'obbiettivo, fosse sparita anche la sua bellicosità.
Con una mano buttò indietro i capelli e lo guardò, con un'espressione tollerante.
"mi dici perché stai sdraiato sul tappeto della palestra, con tutti posti a sedere che ci sono in questo albergo?" - chiese, con un sospiro - "e non prendere questo cambio di argomento come un perdono. Non mi sembra il caso di infierire…"
ed era meglio non chiedere il perché di una tale decisione, ragionò spike. Sarebbe potuta iniziare una nuova corroborante discussione.
"sono venuto a fare a pugni con il sacco." - spiegò il vampiro, sedendosi di fronte a lei - "Per chiarirmi le idee. Devo aver esagerato e mi sono sdraiato qui. Pensavo di ricominciare… ma qualcuno mi ha interrotto…"
"See..raccontala ad un altro…"
""Ero stanco. Non è reato."
"per tua fortuna, no." - commentò sarcastica faith. Poi, dopo una pausa - "spike, hai almeno trovato quello che cercavi?"
"Facendo a pugni?"
"Era una domanda seria…"
spike la squadrò. Buffo. Più ancora dell'ultima volta sentiva una certa sintonia con la ragazza. Non provava disagio a sederle di fronte, a parlare. E sapeva così poco di lei, di quello che realmente pensava. Faith era solo un nome in conversazioni poco lusinghiere, un termine di paragone per traditori e rinnegati.
Nulla di ciò che sapeva gli aveva dato un'idea della forza e della volontà che sembrava possedere.
Assolutamente nulla.
E, nei racconti di angel, Faith non era altro che un'inspiegabile dolcezza.
Come se tutti loro non sapessero imprigionarla dentro una definizione.
Una Cacciatrice. Ancora una persona, una persona nuova, per una vecchia ossessione.
Una vecchia ossessione, cominciata con una discussione.
Un'altra costola rotta. Angelus non perdeva tempo, quella sera. Spike sentiva le ossa andare in briciole come biscotti vecchi. E più sentiva male, più rideva.
Non gli importava niente dell'invito ad essere più accorto.
Un'insulsa e violenta predica. Inascoltata, fino all'ultima frase. Sentita, scivolando lungo la parete contro cui era stato ancora una volta sbattuto.
"se non ti do una lezione io…" - mormorò Angelus, con un calcio nello sterno - " Te la darà una folla inferocita!"
Si voltò per andarsene. Con un'ultima frase.
"Oppure la cacciatrice."
Per fermarsi, quando una domanda lo colse di sorpresa.
"Che cos'è una cacciatrice?"
E da quella volta ne era stato ossessionato.
Perdutamente innamorato.
"Per tutti i vampiri la parola cacciatrice è sinonimo di puro terrore." - avrebbe poi spiegato a Buffy, più di un secolo dopo - " Ma io non mi nascondo. anzi, vado a cercarla. se puoi divertirti con la morte e la gloria cosa c'è di meglio…"
ed ora un'altra Cacciatrice. E nuove domande da porsi.
"Combatti con me." - si sorprese a chiedere.
"Rispondimi…"
"No, Faith." - replicò, alzandosi - "combatti con me, combatti e trova da sola la risposta."
Si alzò per tenderle la mano.
Faith, con lo sguardo verso di lui, pose la propria.
Uno innanzi all'altro.
Guerriero contro guerriero.
Vampiro contro cacciatrice.
Spike molleggiava sulle gambe, come un pugile pronto alla lotta. Faith, ferma in difesa, attendeva la mossa.
Lentamente, girando in cerchio, studiandosi.
Rilassati, con il passare dei minuti.
Complici nello stesso gioco.
Intenti a fissarsi con la stessa ironia. Senza derisione.
"in un gioco pericoloso, la prima mossa può portare la vittoria…"
"hai ragione, Cacciatrice. E siamo due spiriti focosi… non senti la pazienza venire meno?"
"Forse, Vampiro, forse. Ma lascerò a te il piacere dell'attacco. Mi devi una risposta…"
"Sono retrò, l'hai detto tu stessa. Pertanto…" - disse, fermandosi ed esibendosi in un perfetto inchino - "Prima le signore."
Le tese la mano.
E si sarebbe detto la stesse invitando al valzer della sua vita.
Il sangue le pulsava nelle orecchie. Il ritmo la travolgeva.
Non si sarebbe voluta fermare mai. Ed anche se avesse provato, non sarebbe riuscita.
Mai.
Mai in vita sua, un avversario tanto degno.
Qualcosa di perfetto. Quasi liquido, imprendibile.
Faith colpiva, lasciava che il suo corpo rispondesse.
Ed era veramente come se stessero danzando.
Lo vedeva in Spike, nel suo sorriso.
Un colpo.
Un colpo.
Senza mai sfiorarsi.
La cingeva per la vita, le permetteva di volteggiare.
Non era un avversario. Era un complice. Un alleato.
Era colui che le permetteva di balzare in alto ed essere precisa nel portare a segno l'attacco.
Colui che poteva scivolare via in un soffio, nell'istante stesso in cui faith esultava per averlo colpito. E spike sorrideva di questo, come un predatore. Fulmineo.
Wes saltò gli ultimi tre gradini. Teneva le scarpe in mano e si allacciava la camicia.
Ma cordelia non sembrava allarmata come avrebbe dovuto essere, a ragion di logica…
Non erano stati attaccati?
Non c'era qualcuno, all'Hyperion, che stava distruggendo, picchiando e demolendo?
A quanto sembrava, no.
C'era il suono della battaglia.
Ma non c'era la battaglia.
Si era alzato per niente?
Cordelia gli passò sui piedi, finendo di annodarsi i capelli. Sulla porta dello scantinato, appoggiato allo stipite, stava Angel.
E sembrava ci stesse già da parecchio.
Cordelia accennò un colpetto di tosse e, debitamente ignorata, si protese a dargli un colpetto sulla spalla.
Il minimo, per riuscire almeno a parlare con il suo profilo.
"Io e wes vorremmo vedere…" - spiegò, con una gentile spintarella, perché scendesse le scale e facesse posto ad entrambi.
Westley restò impalato, con le scarpe in mano. E cordy, affacciandosi, ancora un istante e con un'unica occhiata, lo distolse da dubbi amletici.
Gli occupanti dello scantinato non furono molto interessati all'arrivo di un pubblico tanto perplesso.
Non importava.
Non a spike.
Non a faith.
Angel entrò addirittura nella sala, lasciando i gradini a cordy, seduta, con le mani alle guance. A wes, con una scarpa abbandonata vicino ai piedi nudi.
Abbandonata e dimenticata, come quella che ancora stringeva tra le dita.
Angel camminò lungo la parete e sedette sul tavolo, le gambe a penzoloni, le mani giunte. Ed il silenzio.
O forse la musica.
La musica creata dai corpi dei combattenti.
Faith e spike.
Spike e Faith.
Si inseguivano e si univano.
Come se, da un momento all'altro, i loro corpi dovessero fondersi, scivolare uno nell'altro.
Senza che almeno uno prevalesse.
Faith era la cacciatrice che non si piegava innanzi all'Uccisore.
La sua maestria era pari solo alle parole che gli osservatori avevano sprecato su di lui.
Non c'era metafora o termine che fosse puro diletto letterario.
La maestria impeccabile. La tecnica perfetta.
Semplici relazioni, rapporti su un giovane vampiro biondo dal nome altisonante. William the Bloody. Spike.
Semplicemente spike.
Più che un chiodo, una lama troppo affilata.
C'era qualcosa in lui che si esprimeva soltanto nel confronto diretto con le cacciatrici. Nel corpo a corpo.
Angel si imprimeva ogni suo movimento nella mente. Li conosceva. Li aveva subiti, parati e insegnati.
Spike aveva fuso le capacità del suo sire con un'eleganza ed un entusiasmo per la lotta che andavano ben oltre quello che i presenti riuscivano a concepire.
Spike era la lotta.
Anima e sangue. Mai come ora più simile ad una cacciatrice.
Un colpo. Ancora uno.
Senza il dubbio di dover smettere.
Instancabili.
Essere colpiti e non esserlo.
La stessa cosa.
Colpire.
Subire.
Rialzarsi.
E, su un ultimo passo, il desiderio fuggevole di sapere cosa passasse nella mente dell'altro.
Vicini.
Troppo vicini.
Faith, il suo sguardo verso il volto di Spike.
Finendo con il tuffarsi fin dentro i suoi occhi.
Lo sbaglio.
Senza rimedio.
La consapevolezza di ritrovarsi a terra, con il peso di un uomo addosso.
Vederlo.
Vedere le sue braccia ai lati della propria testa.
Le loro gambe intrecciate.
I loro corpi.
Ancora quegli occhi.
Ed il sorriso.
"Sei morta, cacciatrice."
Prima di chiuderle la bocca con un bacio.
Rimase a terra, senza tentare nemmeno di proferire verbo, mentre lui si rialzava e, con un passo indietro, si fermava a fissarla.
Ansimava appena, con le mani sui fianchi, i muscoli ormai coperti da un sottile velo di sudore. Gli occhi brillanti.
La mente di faith corse al contesto, alle persone apparse da chissà dove. Chissà quando.
La palestra.
E spike ancora fermo, assolutamente incurante di tutto.
E…
Fu in quel momento interminabile, che a Wes cadde di mano la scarpa mai infilata.
Per permettere a tutti di fissarlo.
"Bene Price." - disse Spike, incrociando le braccia, mentre ciuffi impertinenti di capelli gli piovevano sul viso - "è il tuo unico commento?"
"Non credo di conoscerne uno migliore, al momento." - replicò serio l'osservatore.
"Permetti un suggerimento…." - spike si chinò a raccogliere la sua roba ed avanzò verso di lui - "…. 'e nel corpo a corpo so danzare la danza di Ares crudele'."
Lasciò la sala, stringendo la maglietta tra le dita. Salendo le scale.
Lasciò Angel che sorrideva, a capo chino. E westley, impegnato a chiedersi quando mai un verso omerico fosse stato meglio citato.